Rischia di trasformarsi in un autentico terremoto l’inchiesta che ha coinvolto il cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, indagato dalla magistratura per l’acquisto di un immobile di pregio della Segreteria di Stato a Londra. Un caso che avrebbe scoperchiato una serie di transazioni poco chiare con i fondi del Vaticano e perfino con i conti riservati alle attività del Papa.
Becciu ha rinunciato non solo agli incarichi di governo, ma perfino ai diritti cardinalizi, un caso unico, che ha coinvolto uno dei prelati più influenti in Vaticano, e che avrebbe agito come una sorta di contro potere all’interno del Vaticano.
L’inchiesta rischia però di andare ben oltre, mettendo in luce rapporti stretti e continui fra Porporati, avvocati d’affari, procuratori finanziari e perfino sportivi, che avrebbero alimentato con i fondi del Vaticano, anche quelli destinati all’obolo di San Pietro: un giro d’affari in cui si racconta anche una storia di ricatti e favori fra finanziari e prelati, sfruttando società dalla struttura non ancora chiara.
Secondo i magistrati lo scopo era quello d’impadronirsi delle risorse della Santa Sede, ma politicamente la vicenda viene interpretata anche come una nuova manovra per indebolire un Papa che punta a ricostruire una Chiesa attenta alle periferie, mal tollera le collusioni fra la Santa Sede e la finanza, e che non ha avuto dubbi nell’allontanare Becciu dalle leve di comando.
Un clima da complotto, in un momento in cui perfino gli Stati Uniti lanciano più o meno velati ultimatum alla Santa Sede, che ha fatto salire ulteriormente la tensione.
Le accuse a Becciu sarebbero far l’altro in parte confermate dall’ex braccio destro del cardinale, monsignor Alberto Perlasca, figura centrale della segreteria di Stato, già indagato per peculato in relazione all’investimento di 454 milioni di euro derivanti, secondo gli investigatori vaticani, dalle donazioni dell’Obolo di San Pietro. Becciu ha però espresso “estremo stupore e dolore” per le sue parole, denunciandone la “plateale falsità”.

Alessandro Martegani

Foto: Reuters
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