In Italia il sottosegretario Alfredo Mantovano ha lanciato l'ipotesi dei test psico-attitudinali, simili a quelli a cadenza periodica per tutte le forze dell'ordine, anche per i magistrati, ma dopo la riunione preparatoria con i tecnici non ha trovato per ora spazio nei due decreti legislativi: uno rivede il sistema di valutazione dei magistrati (se non è positiva, o negativa, si riducono le ipotesi di dispensa dal servizio, ma con penalizzazioni economiche e di carriera), l'altro una stretta alla disciplina del collocamento fuori ruolo delle toghe, con il limite a sette anni.
Non è la prima volta che si parla di test psicologici: anche in magistratura c'è stato un confronto sui sistemi da affiancare al concorso, ma non si è mai trovata una soluzione e il tema ha creato spesso tensioni e divisioni fra toghe e politica.
Le parole del ministro Crosetto hanno lasciato il segno, ma lo stesso ministro nelle ultime ore ha spiegato che la sua era "una preoccupazione, non un attacco". Crosetto ha inoltre aggiunto: "se interessati, incontrerei molto volentieri il presidente dell'associazione Magistrati Santalucia ed il suo direttivo per chiarire loro le mie parole e le motivazioni. Così capiranno che alla base c'è solo un enorme rispetto per le istituzioni. Tutte. Magistratura in primis".
Proprio il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, dichiara: "Chiediamo al ministro Crosetto che vengano fugati sospetti e ombre, non deve lasciare che le sue parole cadano nel vago. Se c'è da chiarire lo faccia, nei modi che preferisce".
Ma a sostenere il ministro della Difesa arrivano anche le parole del vicesegretario della Lega Andrea Crippa, che afferma: "Crosetto ha ragione, la magistratura in Italia, non tutta però gran parte, ha sempre dimostrato che il centrodestra, quando è forte deve essere colpito". Forza Italia sottolinea invece come sia necessario procedere con la separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri.
I deputati dell'opposizione chiedono dunque che il ministro Crosetto venga a riferire al più presto in Aula a proposito della sua dichiarazione. Il primo a chiedere che il ministro venga subito in Parlamento a chiarire è stato il capogruppo del Pd in Commissione Giustizia della Camera, Federico Gianassi. A lui si sono associati anche i parlamentari di Alleanza Verdi e Sinistra ed Azione.
Davide Fifaco