Si tratta di strumenti nuovi, ma anche misteriosi ai più nel loro meccanismo e perfino nel concetto, soggetti ad ampie fluttuazioni negli ultimi anni, ma nonostante tutto al centro dell’interesse delle banche e soprattutto degli investitori, anche in Italia.
Sono le cryptovalute, le monete elettroniche, gestite da meccanismi informatici noti come blockchain, slegate dalle politiche di governi e banche centrali, e che hanno dato non pochi grattacapi ai risparmiatori negli ultimi due anni.
La crypto più diffusa e conosciuta, il Bitcoin, aveva ad esempio raggiunto i 56 mila euro di quotazione nel novembre del 2021, per poi scendere nemmeno troppo gradualmente a poco più di 15 mila nel novembre dl 2022, e poi risalire a più 20 mila nelle ultime settimane. A tutto questo bisogna aggiungere la mancanza di trasparenza che caratterizza il mercato delle cryptovalute, con il fallimento della piattaforma di scambio FTX, che lo scorso novembre avrebbe mandato in fumo qualcosa come 3,1 miliardi di dollari e ha visto l’arresto del Ceo Sam Bankman-Fried, (al quale sono stati sequestri 600 milioni di asset in settimana), e il più recente crack della Genesis Global Holdco, altra piattaforma di trading di criptovalute, che ha dichiarato bancarotta, con passività che, considerando le consociate, ammonterebbero a 3,4 miliardi di dollari. Tutto questo ha fatto dichiarare a Fabio Panetta, membro italiano del board della BCE che “La criptovaluta è solo una bisca dove il gioco d’azzardo è travestito da investimento”.
Nonostante tutto però il mondo delle cryptovalute continua ad attirare gli investitori e anche le aziende: nel 2022, secondo uno studio del Politecnico di Milano, i progetti che sfruttano la blockchain di aziende e Pubbliche amministrazioni, ad esempio, sono aumentati del 13 per cento; più di sette milioni di italiani hanno acquistato criptovalute e altri sette milioni dichiarano di essere interessati a farlo in futuro.
In Italia gli investimenti in questo settore hanno raggiunto i 42 milioni di euro, il doppio rispetto al 2021, un terzo nel settore finanziario e assicurativo, un quarto nel retail e moda, mentre il settore automobilistico e della pubblica amministrazione riguardano rispettivamente il 10 e il 7 per cento del mercato.
Alessandro Martegani