In questo lungo anno di pandemia, in cui il destino di interi paesi viene determinato dall’ammontare quotidiano di contagi, ricoveri e decessi, spesso non sono mancati dubbi e indecisioni sulle valutazioni e metodi di raccolta dei dati, ma questa volta sembra trattarsi di vera e propria falsificazione.
La procura di Trapani ha infatti aperto un’inchiesta sul trattamento dei dati che la Regione Sicilia, come tutte le altre amministrazioni, invia all’Istituto Superiore di Sanità, e che sarebbero stati sistematicamente alterati per far figurare un numero di positivi inferiore rispetto ai tamponi effettuati ed evitare i provvedimenti restrittivi da parte del governo.
Secondo i magistrati si tratta di qualcosa di più di un dubbio, tanto da far scattare gli arresti domiciliari per la dirigente del Dipartimento Regionale per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico Maria Letizia Di Liberti, del funzionario della Regione Salvatore Cusimano e di un dipendente di una società che si occupa della gestione informatica Emilio Madonia. Indagato anche l’assessore regionale Sanità Ruggero Razza, accanto ad altri due dirigenti della regione
Secondo le indagini, partite da alcune anomalie riscontrate sui risultati dei tamponi di un laboratorio in provincia di Trapani, gli indagati avrebbero alterato i dati in almeno 40 occasioni fra novembre e marzo. Dalle intercettazioni effettuate risulterebbero indicazioni continue da parte dell’assessore Razza alla dirigente di Liberti sulla trasmissione dei dati, con richieste di modificare il rapporto fra positivi e tamponi, e di aggiustare il numero dei decessi, spalmandoli nel corso della settimana, per evitare che la Sicilia finisse in zona rossa. La stessa Di Liberti sarebbe intervenuta spesso con i responsabili delal raccolta dei dati per modificare i risultati.
Un “disegno politico scellerato”, come ha scritto il Gip di Trapani, che ha accolto le richiesta di custodia cautelare della procura, escludendo però il coinvolgimento del Presidente della Sicilia, Nello Musumeci, che sarebbe invece stato “tratto in inganno dalle false informazioni che gli venivano riferite".
Alessandro Martegani