Movimento 5 Stelle con uno scontro al vertice, il centrodestra deflagrato e una generale sfiducia nelle capacità di dialogo e di gestione del paese da parte dei partiti.
Le elezioni 2022 per il Quirinale, terminate con la rielezione di Sergio Mattarella, hanno messo in luce tutte le difficoltà di dialogo e anche di decisione delle forze politiche, incapaci di trovare un nuovo candidato condiviso e costrette a chiedere il ritorno di Sergio Mattarella, anche per non far saltare il governo Draghi, un esecutivo guidato da un non politico, l’unico che sembra essere in grado di tenere unita la maggioranza. Al momento però sono soprattutto i rapporti interni alle coalizioni, o ex coalizioni dopo domenica scorsa, e ai partiti a tenere banco.
Lo scontro principale riguarda la forza che aveva il maggior numero di grandi elettori, ma che non è riuscita a inserirsi nella trattativa sul nome del nuovo Capo dello Stato, il Movimento 5 Stelle, uscito dalla maratona con uno scontro fra il leader Giuseppe Conte e l’ex capo politico Lugi di Maio. Il Ministro degli esteri ha chiesto di aprire una riflessione politica, ma proprio su di lui sono cadute le accuse di Giuseppe Conte, in particolare sulla gestione della candidatura alla presidenza della Repubblica di Elisabetta Belloni, poi caduta a causa di veti incrociati.
“Il Movimento 5 stelle, unito sui grandi temi – ha commentato uno dei portavoce del Movimento, il consigliere regionale Andrea Ussai – ha da sempre avuto molte anime, ma un chiarimento è necessario, anche per capire come la cosa è stata gestita. Il leader del Movimento è Giuseppe Conte: Luigi di Maio si era levato la cravatta e aveva rinunciato, se ha cambiato idea deve dirlo e candidarsi alla guida del Movimento. Un chiarimento su linea e priorità è comunque necessario, anche in vista di appuntamenti come le elezioni regionali e nazionali, che sono ormai vicine.”
Tesa la situazione anche centro destra, un’alleanza che ormai sembra non esistere più, tanto da spingere la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, a dire che “va rifondata”. La convergenza su Sergio Mattarella di Lega e Forza Italia non è stata presa affatto bene dai Patrioti, che si sono decisamente sganciati e puntano a creare un centro destra alternativo. Dall’altra parte Matteo Salvini, che nei prossimi giorni convocherà il Consiglio Federale, sembra aver perso l’occasione per riacquistare un ruolo di primo piano nel centro destra, e anche nella Lega si punta il dito contro i tradizionali alleati. “Noi abbiano la responsabilità della gestione del paese – commenta il consigliere regionale della Lega Danilo Slokar –, e abbiamo dovuto arrivare a una soluzione di compromesso, dopo aver proposto una serie di nomi che però sono stati bocciati. Se la prendono tutti con Salvini – aggiunge - perché è stato l’unico che ci ha provato veramente a trovare un accordo, e che ha lavorato. Avremmo potuto fare come altri, che hanno puntato su nomi di bandiera o non hanno votato i candidati concordati, ma abbiamo deciso di prenderci le nostre responsabilità per il bene del paese e dei tanti imprenditori che non possono rimanere senza un governo in questa fase. Sul futuro del centro destra - ha concluso – incideranno molti fattori, non ultimo il tipo di legge elettorale con cui andremo a votare fra un anno e mezzo”.
In Forza Italia sembra che l’elezione di Mattarella, e la rottura con Lega e Fratelli d’Italia, siano state interpretate come un via libera alla ricostruzione di un nuovo centro: si parla di una federazione con movimenti come Coraggio Italia di Toti e Brugnaro, ma anche con Noi con l’Italia, fino ad arrivare a Italia Viva di Mattero Renzi.
Il ritorno di Mattarella al Colle non sembra invece aver lasciato eccessivi strascichi, perlomeno per ora, nel Pd, partito che puntava soprattutto a sventare l’attacco del centro destra al Colle, era partito sostenendo Mario Draghi, ma tutto sommato non vedeva con sfavore una riconferma della situazione attuale, con Draghi a Palazzo Chigi e Mattarella al Quirinale. Francesco Russo, vice presidente del Consiglio regionale sottollinea come
la partita si stata gestita dal Segretario Enrico Letta in maniera
accorta, e giungendo alla fine a un risultato che non era quello a cui
si era partiti, ma che comunque va nell'interesse del paese. “Mattarella è stato e sarà un grande presidente” ha detto, sottolineando però come in un momento “di eccezionale difficoltà, la politica spesso non riesca a dialogare, a mettere in secondo piano i propri obiettivi personali in nome di un bene superiore. Questo, per me, - ha aggiunto - significa sottrarsi, almeno parzialmente, al dovere a cui tutti noi siamo chiamati”
Alessandro Martegani