La visita di Mario Draghi in Libia ha prima di tutto un valore simbolico; il Paese nordafricano sta cercando di rimettersi in carreggiata in vista delle elezioni politiche che si terranno il prossimo dicembre.
Draghi ed il Primo Ministro libico, Abdul Hamid Dabaiba, probabilmente sottoscriveranno una serie di memorandum d'intesa, a partire da quello sulla cooperazione sanitaria nella lotta al Covid.
Alcune fonti vicine al governo libico hanno anticipato che nelle prossime ore sarà firmato tra Roma e Tripoli un accordo per fornire alla Libia assistenza sanitaria nella lotta al Covid, contro la quale si sta concentrando lo stesso Dabaiba e proprio in queste ore stanno arrivando 100mila dosi di Sputnik.
Oltre a Draghi, della delegazione italiana fa parte anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
Per l'Italia, dopo un periodo di assenza, si riaprono quindi alcuni canali diplomatici, economici ed anche sulla cooperazione sui migranti.
Non solo emergenza Covid nella missione, spazio anche per parlare di investimenti ed è lo stesso Primo Ministro libico a voler riaprire agli investitori ed alle imprese italiane.
Importante la collaborazione anche dal punto di vista energetico. La presenza dell'Eni in Libia è un pilastro strategico, sia per Roma che per Tripoli, in particolare dopo la concorrenza, anche diplomatica, che negli ultimi mesi ha esercitato la Turchia.
Infine, il fondamentale dossier sulla questione migranti, con l'intesa in Unione europea sulla redistribuzione degli arrivi, ormai latitante da mesi, tanto che l'Italia spesso si è trovata ad “arrangiarsi” da sola. In questo senso il governo italiano cercherà di favorire uno stop ai flussi a partire già dalla regione desertica del sud della Libia, una zona geografica su cui tradizionalmente è la Francia ad esercitare influenza diplomatica.
Davide Fifaco