Duro attacco del neoministro al Turismo in quota Lega, Massimo Garavaglia, al ministro della Salute Roberto Speranza, in seguito alla decisione di chiudere gli impianti sciistici a poche ore dalla prevista ed annunciata apertura.
Garavaglia ha dichiarato che l'ordinanza manca di rispetto per i lavoratori della montagna ed ha aggiunto che bisogna predisporre degli incentivi. "La montagna è stata dimenticata, non è arrivato nulla se non qualche briciola", ha detto il ministro. "Per ripartire - prosegua Garavaglia - servono due cose fondamentali: programmazione, perché non si può sapere il giorno prima cosa si fa il giorno dopo, e poi lavorare per mantenere la competitività del nostro sistema montagna. Quindi bisogna usare i soldi del Recovery per fare investimenti mirati, per ripartire alla grande come la nostra montagna sa fare".
Lo stop del governo non ha comunque fermato lo sci in Piemonte, precisamente nella Piana di Vigezzo, dove i gestori della stazione sciistica locale hanno deciso di aprite gli impianti.
Secondo la Coldiretti, la chiusura degli impianti anche nell'ultima parte della stagione è destinata ad avere effetti non solo sulle piste da sci ma sull'intera economia che ruota intorno al turismo invernale che ha un valore stimato prima dell'emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro all'anno tra diretto, indotto e filiera.
Speranza ha poi replicato a Garavaglia, dicendo: "Mai fatto polemiche in questi mesi. E non ne faccio ora. Dico solo che la difesa del diritto alla salute viene prima di tutto".
La decisione sugli impianti di sci è stata, per altro, condivisa nel governo, a confermarlo fonti di Palazzo Chigi.
Inoltre, il direttore di Funivie svizzere ha respinto le accuse di Walter Ricciardi, consigliere del ministro italiano della Salute, secondo le quali la Confederazione elvetica che ha mantenuto aperti gli impianti da sci, è stata la porta di ingresso per la variante britannica del coronavirus in Europa. Il direttore di Funivie Svizzere ha affermato che si tratta di speculazioni e che non ci sono evidenze di una responsabilità elvetica nella diffusione di questa variante.
Davide Fifaco