È una lunga battaglia legale quella che si prospetta per risolvere la vicenda di Eitan Biran, il bimbo di sei anni unico sopravvissuto della sua famiglia alla tragedia del Mottarone avvenuta quattro mesi fa, e affidato alla zia, Aya Biran, sorella del padre morto nel disastro, e residente in Italia.
Eitan, che è cittadino italiano e israeliano, è stato portato in Israele dai nonni materni contro la volontà della zia e delle autorità italiane. Il bimbo aveva lasciato la casa della zia con il nonno materno, Shmuel Peleg, che aveva detto di volerlo portare in un negozio di giocattoli, ma in realtà è partito per la Svizzera dove è stato imbarcato su un volo privato con destinazione Tel Aviv. L’unica comunicazione con la zia affidataria è stato un messaggio con cui il nonno diceva che “Eitan è tornato a casa”.
La procura di Pavia ha aperto un'inchiesta per sequestro di persona, ma anche l'emittente israeliana N12 ha subito parlato di “sospetto rapimento”, in quanto il piccolo sarebbe stato “portato in Israele senza il consenso della sua famiglia in Italia'”. I legali di Aya Biran hanno contattato anche il giudice tutelare “per attivare la Convenzione internazionale dell'Aja” che riguarda gli aspetti civili delle sottrazioni internazionali di minori. Anche l’ambasciata israeliana a Roma e il ministero degli esteri israeliano stanno seguendo il caso da vicino, e le autorità di Tel Aviv sembrano intenzionate a confermare la tesi del sequestro di persona, puntando a far ritornare il bambino in Italia, l'esito e i tempi della battaglia legale rimangono molto incerti.
Disperata la zia, che sottolinea come il bambino ricevesse cure costanti e avesse anche iniziato a frequentare la prima elementare in Italia, ma la versione della famiglia della madre è opposta: “Non c'è stato alcun rapimento, il bambino voleva tornare in Israele già da tempo” ha detto la nonna materna dopo l’arrivo a Tel Aviv, accusando la zia di non aver garantito al piccolo a tutte le cure necessarie.
Alessandro Martegani