Uno spettro si aggira da qualche giorno sulla scena politica italiana. Il 10 novembre Il Corriere della Sera ha annunciato che la ZDF, la società di proprietà del cantante Fedez, aveva registrato il dominio FedezElezioni2023.it. Un nome che fa supporre, in modo poco velato, l’intenzione da parte del rapper di prendere parte alle prossime elezioni politiche italiane.
Immediatamente sono scesi in campo analisti e commentatori che si sono azzuffati sull’opportunità o meno che un musicista, nonché una potenza dei social, entri in politica. I suoi detrattori hanno subito tacciato questa iniziativa come la solita operazione di marketing dei Ferragnez; mentre i sostenitori hanno ricordato che Fedez non è nuovo a prese di posizioni pubbliche su temi politici, ultimo della lista il DDL Zan.
Uno scontro tra coloro che hanno una visione più tradizionalista della politica e quelli che guardano a quella che è una realtà ormai consolidata di rapporto tra politica e social, tanto che i politologi parlano ormai da tempo della “politica Netflix”, ossia di un fenomeno che vede soggetti non politici occuparsi di temi politici, la diffusione di un tipo di partecipazione politica on demand e la mobilitazione dei followers in battaglie di tipo politico senza la necessità di passare necessariamente dai canali di comunicazione tradizionali. Sino ad ora questa modalità è stata portata avanti su singoli temi come i diritti civili o le battaglie ambientali.
Se Fedez entrerà effettivamente nell’agone politica, però, potrebbe essere segnata una svolta; tanto che in questo caso qualcuno sta già paragonando un’eventuale scesa in campo del rapper a quella di Berlusconi nel 1994, con un impero dei social al posto di quello televisivo e con la stessa forza di fuoco a livello di marketing che potrebbe ribaltare tutti gli schemi attuali. Non resta quindi che stare a vedere se nel 2023 ci sarà il candidato Fedez o se invece si sarà trattato solo della solita furba iniziativa pubblicitaria per vendere più smalti e dischi.
Barbara Costamagna