Pone non poche incognite sul futuro dell’informazione in Italia la notizia, confermata anche dalla stessa proprietà del gruppo Gedi, controllato dalla famiglia Agnelli e proprietario, oltre che di Repubblica e la Stampa, anche di molte testate locali come il Piccolo di Trieste e il Messaggero Veneto di Udine, di una possibile messa sul mercato delle testate locali, e forse anche di quelle nazionali.
Comprati tre anni fa dalla holding della famiglia Agnelli, la Exor, da Carlo De Benedetti, ora i giornali, che rappresentano una fetta non indifferente dell’informazione italiana su carta, sono di nuovo sul mercato, con molte incognite per il futuro sia dei lavoratori, sia delle testate.
Le indiscrezioni delle scorsa settimane sono state confermate nel corso di un incontro fra la proprietà e i comitati di redazione del gruppo: l’amministratore delegato, Maurizio Scanavino, che ha ruoli dirigenziali anche nella Juventus, non ha fornito informazioni sul futuro dei giornali, ma ha detto chiaramente che, se ci fossero proposte economicamente interessanti, saranno considerate. Lo stesso Scannavino però, non più tardi di un mese fa, aveva garantito che “il perimetro delle testate era definito” e non sarebbe stato toccato.
La notizia ha fatto irruzione anche nel corso del Congresso nazionale della Federazione Nazionale della Stampa di Riccione, e in seguito all’incontro con la proprietà, i rappresentanti dei giornalisti del gruppo hanno confermato lo stato di agitazione.
In ballo per ora c’è il futuro di testate storiche e punti di riferimento per i cittadini come il Messaggero Veneto, il Piccolo, il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia, la Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi e la Gazzetta di Mantova, ma la logica della vendita a pezzi potrebbe essere estesa a tutte le testate del gruppo. Si tratta, fra l’altro, di una strategia già in atto da tempo, visto che negli anni passati il gruppo ha già ceduto il Tirreno, La Nuova Sardegna, le Gazzette, La Nuova Ferrara, MicroMega e il settimanale Espresso, e non mancano le voci di una messa sul mercato di Repubblica.
Un’impostazione che per le giornaliste e i giornalisti delle testate, che hanno già fatto una giornata di sciopero sabato, rivela la totale assenza di strategia e di un il piano industriale. “È tutta l’informazione a essere a rischio – si legge in una nota del Cdr - se passa la logica che i giornali possono esistere solo tagliando compensi e posti di lavoro”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente uscente della Fnsi, Beppe Giulietti, che ha parlato di “una cessione destinata a cambiare il volto editoriale” del Nord Est del paese. “Quello che sta accadendo al gruppo Gedi – ha aggiunto - riguarda l’intero sistema dell’informazione, tutte le croniste e i cronisti”.
Anche a nome dell’Associazione Articolo 21 Giulietti ha chiesto a tutti i colleghi di non lasciare soli le giornaliste e i giornalisti del gruppo e di “far comprendere a cittadine e cittadini che scioperi e proteste non servono solo a tutelare una “corporazione”, ma anche il loro diritto ad essere informati, architrave della Costituzione”.
Alessandro Martegani