Sono giorni decisivi per la sorte di centinaia di lavoratori della fabbrica Wärtsilä di Trieste. Il gruppo finlandese, che negli anni ’90 aveva rilevato la fabbrica dalla Fincantieri, ha infatti annunciato a sorpresa, poco più di due settimane fa, l’intenzione di centralizzare la produzione di motori a quattro tempi a Vaasa, in Finlandia, cessando l'attività produttiva a Bagnoli della Rosandra, e mettendo a rischio 450 posti di lavoro sui 970 totali della struttura.
La decisione ha scatenato una reazione unanime e contraria da parte dei sindacati, ma anche delle forze politiche, della Confindustria e delle istituzioni: anche la stessa Fincantieri ha fatto capire di non esser disposta a continuare a fare affari con Wärtsilä se dovesse abbandonare l’Italia.
Fra i più duri con il gruppo finlandese c’è il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Federiga, che ha sottolineare come Wärtsilä non abbia rispettato le linee concordate con lo Stato e l’amministrazione regionale, e alla vigilia dell’incontro al Ministero dello sviluppo economico, fissato nel pomeriggio, ha anche inviato una lettera ai presidenti delle commissioni parlamentari che si occupano dell’adesione della Finlandia alla Nato, chiedendo di congelare l’iter nell’attesa di un accordo fra il governo e il gruppo finlandese.
“Non ci si può fidare di un’azienda che fino al giorno prima ha assicurato il mantenimento degli impianti, nuovi investimenti e crescita della produzione” ha detto Fedriga parlando alla 7, aggiungendo che la Regione inizierà “una trattativa soltanto se viene ritirata immediatamente la procedura" di ridimensionamento dell'impianto di Bagnoli della Rosandra. Fedriga ha anche ricordato che "Wärtsilä negli anni ha preso milioni di euro pubblici per andare avanti con l'attività e farla crescere: è troppo comodo – ha aggiunto - fare l'impresa privata quando c'è da fare attività di dismissione e andare a braccetto con il pubblico quando si chiedono soldi”.
Anche deputato della Lega, Massimiliano Panizzut, ha definito “del tutto inopportuno che la discussione relativa all'allargamento del Patto Atlantico possa seguire un binario parallelo e indipendente rispetto a temi cogenti che interessano un settore strategico per l'Italia nonché centinaia di famiglie del Friuli Venezia Giulia”.
All’incontro a Roma, accanto ai sindacati e ai rappresentanti di Wärtsilä, parteciperanno anche il presidente Fedriga e il ministro Giancarlo Giorgetti, oltre a quello del Lavoro Andrea Orlando.
Da parte sua Wärtsilä si è detta disponibile al dialogo, ma ha anche confermato l’intenzione di lasciare a Trieste solo le attività di ricerca e sviluppo, vendita, project management, sourcing, assistenza e formazione, ma il timore nemmeno troppo nascosto è che la decisione sia solo l’inizio di un progressivo abbandono del capoluogo giuliano.
Secondo i sindacati le ragioni di Wärtsilä, che ha già chiuso negli anni altri centri di produzione nel mondo, sarebbero infatti più politiche che economiche: la Finlandia avrebbe finanziato con cento milioni la realizzazione del nuovo impianto a Vaasa, in una logica di regionalizzazione della produzione che si è diffusa in Europa dopo i blocchi causati da pandemia e guerra.
Alessandro Martegani