"Hanno voluto fermare il futuro, riportare l'Italia indietro: oggi hanno vinto loro ma il Paese è da un'altra parte". È l’amaro commento affidato a un tweet dal segretario del Pd, Enrico Letta, dopo una delle più brucianti sconfitte parlamentari del centro sinistra in questa legislatura.
Il Senato, infatti, dopo il fallimento di una trattativa con Italia Viva e Lega, ha votato a scrutinio segreto la cosiddetta “tagliola”, vale a dire il blocco dell’esame degli articoli della legge sull’omotransfobia, nota come DDL Zan, diventata una bandiera per partiti come Pd e 5 Stelle. Il testo, già approvato dalla Camera, non potrà più essere presentato prima di sei mesi, un tempo che rende molto improbabile l’approvazione di un disegno di legge simile in questa legislatura.
Il blocco alla legge ha scatenato una serie di reazioni da parte di molti esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo, che sottolineano come ancora una volta la politica abbia dimostrato di essere indietro rispetto all’evoluzione del paese, ma ha soprattutto innescato una resa dei conti nella maggioranza.
Il centro sinistra a pochi minuti dal voto era infatti sicuro di avere i numeri per passare all’esame del provvedimento, ma alla fine sono mancati 18 voti sui 149 attesi. I sospetti sono caduti sui renziani, ma anche su alcuni esponenti del Pd che avevano espresso dubbi sulla normativa che, per i critici, metterebbe a rischio al libertà di opinione.
C’è anche chi ricorda le pressioni della Chiesa, che aveva invitato i parlamentari di fede cattolica a non votare il provvedimento, chi ricorda le critiche alla legge che giungevano anche nel centro sinistra, ma per ora di certo c’è la maggior compattezza dei partiti di centro destra sui temi etici, e una frattura nella maggioranza di governo, con il risultato che qualcuno ha già interpretato come una sorta di prova generale per una coalizione per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, con il centro destra compatto, unito ai voti di partiti di centro come Italia Viva, per mettere fuori gioco Pd e 5 Stelle.
Anche a sinistra ci sono però dubbi sulla strategia seguita fino al disastro finale, soprattutto da quelle forze che hanno sempre sostenuto il provvedimento, senza accettare una mediazione con il centro destra. “Era ovvio che finisse così - ha spiegato Tommaso Cerno, senatore del Pd e unico gay dichiarato nell’aula di Palazzo Madama -: il Pd è andato avanti sulla linea ‘o tutto o niente’, con questo bel risultato”.
Intanto è caccia ai cosiddetti franchi tiratori, i senatori che, grazie al voto segreto, hanno votato in difformità dalle indicazioni del gruppo: i maggiori sospetti ricadono sui parlamentari di Italia Viva, ma anche nel Pd e nei 5 Stelle ci sono senatori che non avevano in realtà mai fatto mistero sui dubbi nutriti verso il provvedimento, e potrebbero anche essere più dei 18 ottenuti dall’aritmetica, perché anche nel centro destra c’erano senatori che invece erano a favore del provvedimento e potrebbero aver votato contro il blocco.
Alessandro Martegani