“La richiesta di Green pass non viola la privacy ed è quindi legittima”. Il Consiglio di Stato, organo di ultima istanza della giustizia amministrativa in Italia, interviene nel dibattito sulla liceità o meno dell’obbligo di Green pass sui luoghi di lavoro.
I giudici amministrativi erano stati chiamati a pronunciarsi dopo il ricorso di quattro cittadini, non vaccinati, che lamentavano una violazione della disciplina europea sulla protezione dei dati sanitari a causa delle regole appena varate dal governo.
“Pur restando salva la libera autodeterminazione dei cittadini che scelgono di non vaccinarsi - dice il Consiglio di Stato - risulta prevalente l'interesse pubblico all'attuazione delle misure disposte attraverso l'impiego del Green pass, anche considerando la sua finalità di progressiva ripresa delle attività economiche e sociali”.
Per ora, dunque, la strategia del governo italiano, non sembra rivelare falle dal punto di vista giuridico. Con gli ultimi provvedimenti l’esecutivo punta fra l’altro a dare la spinta decisiva alla campagna vaccinale, con l‘obiettivo di arrivare all’80 per cento entro ottobre.
Secondo dati dell’ultima relazione del commissario Figliuolo, la fascia di età più restia alla vaccinazione è quella degli over 50, fra le più esposte a eventuali conseguenze della malattia: sono ancora quasi tre milioni e mezzo gli italiani con più di 50 anni che non si sono sottoposti ad alcuna somministrazione di vaccino anti-Covid, pari al 12,3 per cento del totale. Oltre la metà dei non vaccinati 1,7 milioni, hanno fra i 50 ed i 59 anni.
I dati dei contagi nel paese intanto sembrano in leggero miglioramento: fermo restando il giallo per la Sicilia e probabilmente per la Calabria, solo quattro regioni sono considerate a rischio moderato, mentre tutte le altre sono a rischio basso; scende da 0,9 a 0, 86 l’indice RT, e sono in calo anche l'incidenza, segnalata a 54 casi su 100 mila abitanti contro i 64 di una settimana fa, e l'occupazione delle terapie intensive e i ricoveri.
Alessandro Martegani