202,9 miliardi di euro, più dell'11 per cento del Pil italiano: questo il "valore" degli oltre 3 milioni di lavoratori e operatori del "sommerso", mentre sono 709.959 le aziende italiane maggiormente esposte alla concorrenza sleale ad opera di un milione di abusivi che si spacciano per imprenditori. Queste le stime del centro studi di Confartigianato, che ha lanciato una campagna nazionale di informazione contro l'abusivismo, dal titolo "Occhio ai furbi! Mettetevi solo in buone mani".
Il presidente nazionale di Confartigianato, Marco Granelli, chiede con forza "tolleranza zero" per un fenomeno che danneggia i piccoli imprenditori e le risorse dello Stato, sottraendo lavoro e reddito e minacciando la sicurezza e la salute dei consumatori.
Il centro studi stima che il 14% dei soggetti che svolgono attività indipendente è irregolare e questa quota è inoltre aumenta dello 0,6% rispetto ai precedenti rilevamenti.
In particolare, sono oltre 580.000 le imprese artigiane, soprattutto nei settori dell'edilizia, dell'acconciatura ed estetica, dell'autoriparazione, dell'impiantistica, della riparazione di beni personali e per la casa, del trasporto taxi, della cura del verde, della comunicazione, dei traslochi a rischiare maggiormente le possibili infiltrazioni abusive.
Dall'analisi emerge, infine, che l'abusivismo ed il lavoro sommerso non risparmiano nessuna regione italiana. Il sud del Paese ha il record negativo, con un tasso di lavoro irregolare sull'occupazione totale, pari al 17,5%, ma nel nord Italia si trova il maggior numero di abusivi che si fingono imprenditori, in particolare in Lombardia.
Davide Fifaco