13 a 7 per il centro sinistra: è questo il bilancio delle sfide nelle città capoluogo dopo i ballottaggi, ma il centro sinistra, oltre ad un vantaggio numerico, ha dalla sua anche il peso delle piazze conquistate.
Fra primo e secondo turno i candidati del centro sinistra hanno vinto a Roma, Milano, Torino, Bologna, e Napoli. L’unico capoluogo di regione conservato dal centro destra è stato Trieste, circostanza sottolineata dallo stesso Roberto Dipiazza.
Chiusi i seggi e assodati risultati, è il momento dei bilanci, che per il centro destra non possono essere positivi: la coalizione formata da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia ha perso quasi tutte le sfide più importanti, una circostanza che non può essere spiegata solo con una scelta sbagliata, o volutamente poco coraggiosa dei candidati.
Lasciando da parte Roma, dove c’erano quattro candidati forti al primo turno che si erano spartiti il consenso, che poi è andato in gran parte sul neosindaco Roberto Gualtieri, negli altri casi le sfide sono sembrate scontate fin dall’inizio, in un quadro nazionale che invece vede ancora ben piazzate se non in crescita le forze di centrodestra, in particolare Fratelli d’Italia. Proprio Giorgia Meloni ha sottolineato come occorra un progetto chiaro e unitario nel centro destra, ma ha anche lamentato la tendenza di Pd e 5 Stelle a “criminalizzare l'avversario”, alimentando l’astensionismo, forse il dato che, accanto alla vittoria del centro sinistra, è stato più commentato, visto che in media ha votato meno di un italiano su due.
Si tratta di un problema, non solo perché pone seri dubbi sulla capacità della politica di attrarre consenso, ma anche perché pone anche un problema di legittimità per i sindaci, che al momento vengono eletti con il voto di un quarto o un quinto degli avanti diritto.
L’astensionismo preoccupa anche il centro sinistra, che però al momento sembra più preoccupato di capitalizzare il successo in vista delle politiche: il segretario del Pd, Enrico Letta, ha già lanciato l’idea di una “coalizione larga” che coinvolga un arco di forze che va da Azione al Movimento 5 Stelle.
Si tratta però di un cammino in salita: se fra i 5 Stelle l’alleanza con il Pd potrebbe e trovare sponda, Calenda, che ha sfiorato il ballottaggio a Roma, è molto più dubbioso: “La lettura di queste ore del Pd non mi convince affatto. Il dato delle elezioni è la scomparsa politica del M5S e la sconfitta della destra sovranista. Occorre rompere le alleanze con le forze antisistema".
Alessandro Martegani
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