Da oggi in Italia inizia il cosiddetto semestre bianco, gli ultimi sei mesi del mandato di sette anni del Presidente della Repubblica, un periodo nel corso del quale, come prevede l'articolo 88 della Costituzione, il Capo dello Stato non può sciogliere le Camere e indire nuove elezioni, a meno che la legislatura non arrivi alla scadenza naturale.
La finestra del semestre bianco fu introdotta dall’Assemblea Costituente per evitare che il Capo dello Stato usasse il potere di scioglimento del Parlamento per garantirsi la rielezione, ma il fatto che sia impossibile andare a elezioni anticipate apre anche nuovi scenari politici.
Al momento i punti fermi sono due: bisognerà trovare un candidato per il Quirinale, perché Sergio Mattarella ha già chiarito di non essere disponibile a un secondo mandato, e, soprattutto, visto che fino a inizio febbraio non ci sarà la possibilità di elezioni anticipate, le forze politiche avranno un’arma in più, visto che potranno minacciare crisi di governo senza temere di fare saltare il banco e tornare tutti a casa.
In caso di crisi l’unica alternativa a un nuovo governo per Mattarella sarebbe quella delle dimissioni per far leggere un nuovo Presidente in anticipo e far andare il paese al voto in primavera, ma si tratta per ora di una possibilità che non viene nemmeno presa in considerazione.
Il timore, nemmeno troppo nascosto, è invece che l’azione di Mario Draghi, impegnato nell’attuazione del Recovery plan e nella riforma del paese, possa venir bloccata da veti incrociati.
L’ipotesi di nuove crisi, con un nuovo governo, è già stata ventilata più volte, anche se, a dire la verità, al momento non sembrano esserci alternative a Mario Draghi per Palazzo Chigi, e proprio la volontà di gestire il fiume di risorse che arriverà da Bruxelles dovrebbe consigliare ai leader della maggioranza una maggiore prudenza e collaborazione con l’ex presidente della BCE, perlomeno fino all’inizio del 2022, quando sarà eletto il nuovo Presidente della Repubblica.
Anche su questo fronte però le incognite sono molte: il candidato più probabile rimane lo stesso Draghi, ma paradossalmente il maggior ostacolo al suo passaggio al Colle è proprio il buon lavoro che sta facedio a Palazzo Chigi, che potrebbe consigliere di valutare altri nomi per non sottrarre al governo una guida difficilmente sostituibile. Dall’altra parte qualche leader politico potrebbe anche esser tentato di favorire l’elezione di Draghi al Quirinale per escludere un avversario per la guida del governo
Uno dei nomi che circolano in queste settimane è quello della ministra della giustizia Marta Cartabia, che potrebbe essere la prima donna a diventare Presidente della Repubblica, dopo essere stata la prima donna a guidare la Corte costituzionale, ma i partiti non sembrano aver nemmeno rinunciato a far pressione su Sergio Mattarella perché accetti un secondo mandato, perlomeno parziale, come già successo in occasione della rielezione di Giorgio Napolitano.
Alessandro Martegani