Dal 15 ottobre oltre un terzo degli italiani dovranno essere in possesso del Green pass per andare a lavorare. La decisione era attesa, ma nell’ultimo Consiglio dei ministri il governo ha deciso di accelerare l’estensione dell’obbligo del certificato, nonostante qualche malumore all’interno della Lega.
Il provvedimento nel governo è però stato votato all’unanimità: dal 15 ottobre non si potrà entrare in alcun luogo di lavoro, pubblico o privato, senza essere vaccinati, guariti o testati. L’obbligo vale, oltre che per i dipendenti pubblici e privati, anche per i professionisti, e per esercitare un incarico istituzionale, dal governo fino ai consigli comunali.
Il provvedimento entrerà in vigore a metà ottobre, per dare a tutti la possibilità di adeguarsi, e durerà almeno fino al 31 dicembre, data in cui al momento è fissata la fine dello stato di emergenza.
Chi non si adegua sarà sospeso dal lavoro senza stipendio, anche se non perderà il posto e non ci saranno sanzioni disciplinari.
In generale, ovunque si possa controllare entra in vigore l'obbligo, e sono poche le eccezioni, come per l’accesso ai mezzi di trasporto locale, oltre che per chi non può vaccinarsi per motivi sanitari. L’unica agevolazione per chi non può o non vuole immunizzarsi è l’allungamento della validità, da 48 a 72 ore, dei tamponi e un prezzo calmierato: gratis per chi non si può vaccinare, 8 euro per i minori e 15 euro per tutti gli altri. Per le farmacie che non rispettano i prezzi sono previste sanzioni, così come per chi entra nei luoghi di lavoro senza essere in regola e per i datori di lavoro che non eseguono i controlli.
Un vero e proprie giro di vite per dare la spinta finale alla campagna vaccinale, che stava pericolosamente rallentando nelle ultime settimane, anche se l’Italia è uno dei paesi con la più alta percentuale di vaccinati, con il 72 per cento dei cittadini che ha già assunto almeno la prima dose (L’obiettivo è l’80 per cento di vaccinati entro ottobre), e per “continuare ad aprire il Paese” ed “evitare nuove chiusure”, come hanno spiegato i ministri dopo la riunione.
La decisione del governo ha respinto pressoché in toto le pressioni di Matteo Salvini, contrario all’estensione, che ha incassato solo una riduzione dei costi e l’allungamento della validità dei tamponi, anche se il leader della Lega ha assicurato di avere fiducia nel governo e nei ministri e che continuerà a sostenere l’esecutivo guidato da Mario Draghi. Nulla da fare nemmeno per la richiesta del ministro dei beni culturali, Dario Franceschini che chiedeva il ritorno al 100 per cento della capienza per cinema e teatri.
Alessandro Martegani