Riciclaggio, traffico di influenze illecite, e finanziamento illecito ai partiti: sono queste le ipotesi di reato nell'inchiesta della procura di Firenze sulla fondazione Open, braccio economico delle iniziative politiche di Matteo Renzi.
La Guardia di finanza ha eseguito 30 perquisizioni, da Milano a Bari negli uffici e abitazioni dei dirigenti della Fondazione, che per gli inquirenti sarebbe stata non un organismo indipendente, ma una parte organica all'attività politica di Matteo Renzi e a Italia Viva, diventando quindi uno strumento di finanziamento illecito.
Le Fiamme Gialle hanno sequestrato bancomat, carte di credito e rimborsi spese che secondo fonti investigative sarebbero stati messi a disposizione di alcuni parlamentari. Fra gli indagati l'avvocato Alberto Bianchi, ex presidente di Open e ritenuto il tramite fra i finanziamenti ricevuti da società come il gruppo Toto e la fondazione, e alcuni imprenditori titolari di società con sede a Firenze, Chieti e Roma.
Perquisito e indagato anche l'imprenditore Marco Carrai, amico personale di Matteo Renzi e membro del Consiglio di amministrazione della Open.
L'indagine ha provocato la reazione di Matteo Renzi che ha parlato di "massacro mediatico": "I fondi sono regolari - ha detto - e chi ha finanziato la Open ha rispettato la normativa sulle fondazioni". I Pm, ha continuato Renzi, "sono gli stessi che hanno firmato l'arresto dei miei genitori, provvedimento annullato pochi giorni dopo dal riesame".
Gli altri partiti però attaccano: "C'è un problema serio su fondi e finanziamenti ai partiti: - ha detto il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi di Maio - serve subito una commissione d'inchiesta, e lo chiederemo nel contratto di governo che faremo partire a gennaio".
Alessandro Martegani