Le frasi erano state scritte qualche anno fa, ma sono tornate di prepotente attualità ora: a scatenare la polemica sono state alcune espressioni pesantissime e offensive sullo stato di Israele scritte nel 2011 e nel 2014 da Michele Foggetta, esponente di Sinistra Italiana con un passato in Rifondazione Comunista, candidato sindaco del centrosinistra nel comune di Sesto San Giovanni, un tempo roccaforte della sinistra, ma attualmente governato da una giunta a trazione leghista.
È stato il quotidiano Il Giornale a riportare d’attualità le frasi incriminate: dopo aver definito lo stato d’Israele “il Diavolo”, Foggetta proseguiva con una serie d’insulti pesantissimi, definendo la politica sulla Palestina, una "premeditata, studiata e compiuta apartheid nazista" da parte di "un governo criminale di un popolo altrettanto criminale".
Frasi affidate a Facebook e che probabilmente l’autore e candidato sindaco riteneva cadute nel dimenticatoio, ma riemerse a pochi giorni dal voto del 12 giugno.
Foggetta fra l’altro non è nuovo a queste situazioni: in altre occasioni aveva attaccato pesantemente la polizia e contestato le pubblicazioni di Charlie Hebdo a pochi giorni dall’attentato in redazione. Il candidato si è scusato, derubricando però le sue parole a un errore di gioventù e invitando a non dagli dell’antisemita: “Nulla che possa avere a che fare con qualunque razzismo – ha detto - mi appartiene”. Foggetta ha anche depositato una querela contro chi lo aveva definito un'antisemita.
Su di lui però si è scatenata la bufera: il suo avversario, il sindaco leghista di Sesto San Giovanni Roberto Di Stefano, ha parlato di "posizioni imbarazzanti" e "insulti vergognosi", e di “un'assoluta mancanza di senso della democrazia e di rispetto verso le istituzioni e un intero popolo".
Commenti durissimi sono giunti da Lega e Forza Italia, ma anche a Sinistra l’imbarazzo è palpabile, con il Pd che non commenta, così come i 5 Stelle, mentre attacca Carlo Calenda, leader di Azione: “Forse – dice agli alleati - dovreste scaricarlo, in fondo è la stessa cosa che chiedete alla Meloni ogni volta che un suo candidato fa il saluto romano”.
Duro anceh Roberto Jarach, presidente del Memoriale della Shoah di Milano: “Non possiamo accettare - ha detto - che una persona che si esprime in questo modo sia candidata e possa ambire a posizioni di prestigio”.
Alessandro Martegani