Molte madri italiane, a causa della necessità di seguire i figli più piccoli, hanno dovuto rinunciare al lavoro oppure in alcuni casi, ne sono state espulse. La maggior parte, 90 mila su 96 mila, erano già sottoccupate, ad esempio in part-time, prima della pandemia.
Maggiori le difficoltà nel sud del Paese, in particolare in Campania e Calabria, meglio la situazione al nord, con Bolzano e Trento che risultano le migliori in questo particolare campo statistico, seguite dalla Valle d’Aosta e dall’Emilia-Romagna. Ad ogni modo rispetto al recente passato si registra un miglioramento generale, grazie ad un maggiore ed equa distribuzione dei compiti di cura dei figli e di lavoro famigliare all’interno delle coppie, ancora non sufficiente, però, a ridurre gli esistenti equilibri.
Il rapporto redatto da Save the Children, sottolinea inoltre che l’Italia detiene il primato delle madri più anziane d’Europa alla nascita del primo figlio: la media è di 31,3 anni contro i 29,4 che si registra nel resto d’Europa, Inoltre durante la pandemia il tasso di natalità, nel Belpaese, ha registrato un decremento del 3,8%, pari a 16mila nascite in meno rispetto all’anno precedente.
Il rapporto di Save the Children suggerisce quindi di applicare urgenti politiche per l’infanzia, da mettere subito in atto, come, ad esempio, misure in grado di creare un sistema integrato da zero a sei anni, che offra servizi di qualità e gratuiti che permettano ai bambini di apprendere e di vivere in contesti educativi fondamentali per lo sviluppo.
Davide Fifaco