Dopo una trattativa di sei ore è stato firmato l'avviso comune tra parti sociali, siglato anche dal Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi e dal ministro del Lavoro Andrea Orlando e quindi raggiunto l'accordo sui licenziamenti.
L'impegno prevede di far ricorso a tutti gli ammortizzatori sociali esistenti prima di ricorrere ai licenziamenti. Si apre inoltre un tavolo permanente di confronto per monitorare l'andamento occupazionale in questa fase di ripresa dell'attività post pandemia. Al Consiglio dei ministri verrò approvato il decreto che conferma il blocco solo per il settore tessile, per quello della moda e per il calzaturiero. Ma c'è un impegno ad utilizzare in ogni caso, per tutti, le 13 settimane di cassa integrazione ordinaria disponibili.
La trattativa è stata lunga e complessa ed iniziata con posizioni molto distanti tra le parti ed i sindacati pronti a mobilitarsi. Le sigle sindacali definiscono "un segnale importante" l'accordo sul tema del blocco dei licenziamenti. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha commentato l'intesa con le parole: "Con l'accordo si rafforza quel dialogo sociale che abbiamo sempre promosso e che consente di avere più strumenti per lavoratori e imprese per gestire le crisi".
Maurizio Landini, in precedenza, aveva spiegato che sarebbe stato sbagliato utilizzare i licenziamenti in questo momento, vista l'esistenza di altri strumenti ed aveva avvertito che all'incontro sarebbe andato per discutere e non per essere semplicemente informato.
Il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, invece, aveva delineato la prospettiva di arrivare ad un avviso comune tra parti sociali, con le imprese (e non necessariamente con il Governo): "Proponiamo a Confindustria di fare un accordo - aveva detto - se ci sono aziende che licenziano devono prima utilizzare le 12 settimane di cassa integrazione ordinaria.
Anche il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, ha parlato di un buon accordo e di un bel segnale per il Paese.
Davide Fifaco