Ci si aspetta una dura battaglia nella riunione dei capigruppo in Senato, tra chi vorrebbe andare subito alle urne e chi, invece, preferirebbe un governo istituzionale o di scopo.
In gioco c'è la data in cui l'aula dovrà votare la mozione di sfiducia al premier Giuseppe Conte. La Lega, che l'ha presentata, vuole a tutti i costi che i senatori si esprimano il 13 agosto e non dopo Ferragosto, come sperano invece Cinque Stelle, renziani del Pd e tutti coloro che lavorano per un governo di transizione, o comunque per allungare i tempi. I numeri però sono contro Salvini: Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia, che appunto premono per votare prima di Ferragosto, rappresentano in tutto 137 voti, mentre Movimento Cinque Stelle, Partito democratico e gruppo misto sono, sulla carta, a quota 174.
Talmente grande, ormai, la spaccatura, che l'ipotesi di un accordo pare davvero impossibile, mettendo quindi in gioco la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, che potrebbe convocare l'aula per domani sera per far votare i senatori sul calendario, scelta che farebbe gridare l'opposizione allo scandalo, visto che sarebbe assunta per accontentare un fronte minoritario. Altrimenti il voto di sfiducia al premier dovrebbe tenersi fra il 19 e il 20 agosto.
La battaglia per il calendario parlamentare riguarda inoltre le tempistiche della mozione di sfiducia contro Salvini, presentata dal Pd, che proverà a portarla in Aula prima della sfiducia a Conte.
Partito democratico che però deve affrontare anche l'ipotesi di una probabile scissione, con l'ex premier Matteo Renzi che si prepara a far nascere nuovi gruppi parlamentari che si chiameranno "Azione civile", composti dai suoi fedelissimi; Renzi, intanto, si dice d'accordo ad un governo di scopo, per evitare l'aumento dell'Iva e portare a casa il taglio dei parlamentari. Linea non sposata dal segretario Nicola Zingaretti che rifiuta un "accordicchio" tra Pd e Movimento 5 Stelle e sottolinea come Salvini sia scappato da una manovra economia che ci sarà in autunno e che dovrà rimettere a posto i conti che il leader leghista ha sfasciato.
Davide Fifaco