Continuano i botta e risposta tra Matteo Renzi ed il premier Giuseppe Conte, tanto che lo strappo sembra vicino.
La strategia di Renzi sembra quella di voler mandare a casa il premier, per sostituirlo con un esponente del Partito Democratico o anche del Movimento 5 Stelle. Il leader di Italia Viva teme l'attuale premier per i sondaggi di popolarità sempre molto alti e per le voci di una possibile "lista Conte" che nello scacchiere elettorale complicherebbe ulteriormente la posizione di Italia Viva. Intanto la squadra di Renzi beneficia di due nuovi arrivi, quello del Senatore Tommaso Cerno dal Pd e quello della deputata Michela Rostan da Leu.
Un attacco alla stabilità del Governo Conte2 che però sembrerebbe aver trovato un salvagente: l'appoggio dell'Unione di Centro e di possibili usciti da Forza Italia. Il regista dell'operazione è Paolo Romani senatore di Forza Italia, più volte ministro nei governi Berlusconi, ormai in collisione con il partito, piegato dalla "deriva salviniana". Secondo Romani nel gruppo azzurro molti rifiutano la logica sovranista e sarebbero quindi disposti a votare la fiducia a Conte.
Intanto l'altro Matteo, Salvini, accusa di essere contro l'Italia chi vuole cancellare il decreto Sicurezza, aggiungendo che "nei decreti Sicurezza ci sono i soldi per i vigili urbani, per le telecamere, per arrestare i camorristi. Chi parla di modificare o cancellare i decreti sicurezza non li ha neanche letti". Il leader della Lega continua a ripetere il mantra che "prima si va a votare meglio è". Su un possibile dialogo con Italia Viva risponde: "Se dialogo con Italia Viva per andare a votare? Io dialogo anche con Conte perché in questi mesi non si è fatto nulla, litigano su tutto, è frustrante. È difficile anche fare opposizione", ha dichiarato l'ex ministro. E su un governo Conte ter ha risposto: "Preferirei Topolino".
Tornando sui decreti Sicurezza, Salvini ha affermato: "Io ricordo che il signor Conte era accanto a me in conferenza stampa esibendo orgoglioso il cartello 'Decreto Sicurezza'. Io non ho cambiato idea. Quei decreti li abbiamo scritti e votati insieme".
Davide Fifaco