L'uccisione di George Floyd negli Stati Uniti ha scatenato proteste antirazziste in tutto il mondo. Anche in Italia ci sono state negli scorsi giorni manifestazioni in favore dell'uguaglianza ed ora il movimento dei "Sentinelli di Milano" ha chiesto al sindaco ed al Consiglio comunale del capoluogo della Lombardia di rimuovere la statua dedicata ad Indro Montanelli, il giornalista italiano che ebbe come concubina una giovanissima eritrea durante il colonialismo italiano.
L'appello per la rimozione si trova anche sulla pagina Facebook dell'associazione che si batte per i diritti. "A Milano ci sono un parco e una statua dedicati a Indro Montanelli, che fino alla fine dei suoi giorni ha rivendicato con orgoglio il fatto di aver comprato e sposato una bambina eritrea di dodici anni perché gli facesse da schiava sessuale, durante l'aggressione del regime fascista all'Etiopia. Noi riteniamo che sia ora di dire basta a questa offesa alla città e ai suoi valori democratici e antirazzisti e richiamiamo l'intero consiglio a valutare l'ipotesi di rimozione della statua", si legge nel post subito condiviso e approvato da migliaia di persone.
Molti però anche i commenti di critica a questo appello. Tra questi quello di Matteo Salvini, che scrive "giù le mani dal grande Indro Montanelli", mentre nel locale Partito Democratico si registra la spaccatura tra i consiglieri comunali, ovvero tra chi è d'accordo a parlarne in aula e chi, come il capogruppo, che ritiene poco utili "i tentativi di moralizzazione della storia e della memoria".
Sulla questione è intervenuto anche il giornalista e scrittore Beppe Severgnini che in un articolo su "Il Corriere della Sera" scrive "Espellere la statua dai giardini milanesi che portano il suo nome non è soltanto sbagliato. Sarebbe assurdo, offensivo e controproducente". Ed aggiunge "Abbattere la statua di un dittatore può essere un gesto liberatorio; rimuovere la statua di un giornalista libero puzza di fanatismo. La vicenda della giovane eritrea - non esemplare, certo - non rappresenta l'uomo, il giornalista, le cose in cui ha creduto e per cui s'è battuto. Se un episodio isolato fosse sufficiente per squalificare una vita, non resterebbe in piedi una sola statua. Solo quelle dei santi, e neppure tutte".
Davide Fifaco