L'attività investigativa, che ha portato a smantellare un'organizzazione dedita alle truffe online, è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Pordenone in sinergia con la Polizia albanese.
Lo schema criminale, particolarmente complesso, si basava sul riciclaggio di somme sottratte in diversi Paesi membri dell'Unione europea, tra i quali Cipro, Lituania, Estonia, Olanda e Germania, e la loro conversione in criptovalute.
Le misure cautelari e i decreti di perquisizione sono stati eseguiti nei confronti di cittadini albanesi, tutti residenti a Tirana e facenti parte di un'organizzazione che, probabilmente, ha truffato diverse centinaia di cittadini italiani.
Nel corso di più di 42.000 intercettazioni telefoniche effettuate dagli investigatori italiani è emersa l'abilità dei truffatori nell'utilizzo di tecniche di persuasione e plagio, al punto da convincere le vittime ad indebitarsi e versare svariate centinaia di migliaia di euro.
Solo dopo l'analisi dei sistemi informatici sequestrati sarà effettivamente possibile determinare gli importi reali delle truffe perpetrate.
Le indagini telematiche hanno fatto emergere circa 90.000 contatti telefonici di cittadini italiani, ad uso degli operatori del call center, pronti per essere contattati per le false proposte d'investimento.
A Tirana sono stati posti sotto sequestro due call center con più di 60 postazioni dotate di personal computer e i due server collegati alle postazioni di lavoro. In Italia è stato invece sequestrato il server utilizzato dall'organizzazione per offuscare le proprie tracce informatiche ed ostacolare le investigazioni.
Anche la Procura e la Guardia di finanza di Brescia, insieme alla Fbi, hanno portato avanti un'operazione contro reati informatici. Dalle indagini risulta che sarebbero state rubate milioni di credenziali informatiche utilizzate per commettere reati finanziari o vendute ad altri su forum di criminalità informatica. Nel mirino un ventiseienne ucraino, per il suo presunto ruolo centrale nell'attività illecita. Avrebbe infettato milioni di computer in tutto il mondo con malware. Le informazioni rubate sono state utilizzate anche per commettere reati finanziari. Le credenziali sembrano includere oltre quattro milioni di indirizzi e-mail.
Davide Fifaco