Ha suscitato scalpore in Italia la correzione apportata la testo del nuovo decreto legge che riunisce tutte le possibili misure di limitazione degli spostamenti e delle attività in Italia.
Nel primo articolo, al punto “C” è infatti prevista la possibilità per il governo di porre, come è stato già fatto, “limitazioni o divieto di allontanamento e di ingresso in territori comunali, provinciali o regionali, nonché rispetto al territorio nazionale”.
Proprio il riferimento ai confini nazionali ha fatto pensare alla chiusura dei confini, ma si tratta di un passaggio che rientra nel meccanismo generale già messo in atto per limitare gli spostamenti. I controlli ai confini sono operativi da giorni, così come da giorni non è possibile per gli italiani all’estero rientrare senza un valido motivo, lo è ad esempio la necessità di tornare perché si è perso il lavoro o la scuola che si frequenta ha chiuso, ma anche il termine di un viaggio, e, una volta rientrati, tutti devono sottostare a un periodo di sorveglianza sanitaria e all’isolamento fiduciario per 14 giorni.
Sostanziante non cambia nulla rispetto a prima: c’era già la possibilità d’intervenire sui confini, e rientra nella logica delle misure messe in campo il fatto che, se si deve avere un valido motivo per andare nel comune o nella regione confinante, lo si debba avere anche per andare all’estero o per entrare in Italia.
Nei giorni scorsi poi la Polizia di Stato ha anche ricevuto istruzioni per regolamentare il passaggio dei lavoratori transfrontalieri: per agevolare le verifiche e il flusso dei veicoli devono essere individuate, insieme agli Stati confinanti, corsie preferenziali e valichi dedicati a queste categorie di lavoratori. Ai transfrontalieri in ingresso e uscita dal territorio italiano, non si applicano poi i periodi di quarantena previsti per chi arriva in Italia di ritorno dall’estero.
Alessandro Martegani