Pochissime presenze tra i banchi di Montecitorio all'avvio dei lavori, alla discussione generale sul disegno di legge sul suicidio assistito. Il provvedimento, atteso e sollecitato dalla stessa Corte costituzionale dopo la sentenza del 2018, in Aula ha visto la partecipazione di circa una trentina di parlamentari, tanto uno dei commenti è stato che ciò dimostra quanto la politica sia distante da un tema così importante, mentre in circa tre mesi ben 1 milione e 200mila cittadini italiani hanno sottoscritto il referendum per l'eutanasia legale.
Il percorso del disegno di legge è comunque partito in salita secondo il giudizio delle associazioni favorevoli al "fine vita”, che considerano il testo attuale piuttosto annacquato: il provvedimento approvato in commissione è già stato ridimensionato con l'introduzione dell'obiezione di coscienza. L'associazione Coscioni chiede urgenti modifiche, ma i tempi si prospettano comunque molto lunghi ed inoltre i promotori del referendum per l'eutanasia legale chiedono numerosi interventi di modifica perché si evitino discriminazioni. Ora spetterà all'Aula intervenire con le modifiche, ma sui tempi è molto difficile fare previsioni.
Alla Camera dei deputati la discussione è stata rinviata ad altra seduta: esauriti gli interventi della discussione generale, l'iter del provvedimento è adesso nelle mani della Conferenza dei capigruppo, che periodicamente deve definire il calendario dei lavori della Camera. Ma per il ritorno in Aula si dovrà aspettare ancora, probabilmente non accadrà prima di febbraio.
Sul testo rimangono inoltre molte incognite, tra le quali la possibilità che si decida di fare ricorso al voto segreto, che come si è già visto in passato, quando in ballo ci sono temi etici, diventa del tutto imprevedibile, basti pensare a quanto accaduto recentemente con il ddl Zan, affossato dal Senato.
Davide Fifaco