Dopo 9 anni, la vicenda dei due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre si e' conclusa. La Corte Suprema indiana ha ordinato la chiusura di tutti i procedimenti giudiziari aperti nel Paese a carico dei due fucilieri della Marina militare. La Corte dell'India ha formalmente accolto la decisione finale dello scorso luglio della Corte arbitrale internazionale dell'Aja, che ha stabilito che i due fucilieri di Marina dovessero essere processati in Italia perché godevano al momento dei fatti dell'immunità funzionale, ma anche l'obbligo per l'Italia di risarcire la perdita di vite umane e i danni materiali e morali inflitti agli altri membri dell'equipaggio. Il risarcimento di 100 milioni di rupie, circa 1,1 milioni di euro, è stato accolto dai giudici a New Delhi che hanno quindi annullato tutte le accuse a carico di Latorre e Girone.
Ricordiamo l'origine della vicenda. Il 15 febbraio 2012 davanti alle coste del Kerala i due fucilieri della Marina militare, impegnati in una missione antipirateria a bordo della petroliera italiana Enrica Lexie, ritenendo imminente un'aggressione, uccisero due pescatori indiani che erano a bordo di un peschereccio. I due marò vennero arrestati dalla polizia indiana con l'accusa di omicidio. La vicenda diede vita ad un interminabile braccio di ferro e una crisi diplomatica tra India e Italia. Dopo diversi mesi in carcere, nel gennaio 2013 i due marò vennero autorizzati a trascorrere la detenzione all'ambasciata italiana a Delhi. Nel settembre 2014 Latorre venne ricoverato per un'ischemia: le autorità indiane gli diedero il permesso per ritornare in Italia per motivi di salute. Nel maggio 2016 anche a Girone venne permesso il rientro in patria in attesa del pronunciamento del tribunale internazionale del diritto del mare, a cui l'Italia si era rivolta.
Corrado Cimador