Il dato è stato accolto con una certa sorpresa: a marzo e aprile gli italiani, costretti tra le pareti domestiche dalla pandemia, non hanno letto di più ma di meno. O almeno hanno letto meno libri. Uno su due, il 50 % della popolazione quindi, non ne ha letti affatto, mentre su base annua questa percentuale è del 42%. Per mancanza di tempo, ha dichiarato quasi la metà degli intervistati. Fra gli altri motivi indicati, la mancanza di spazi in casa dove concentrarsi, le preoccupazioni generate dall'emergenza che hanno tolto il piacere di leggere e la preferenza data alla ricerca di notizie e informazioni. In sostanza durante il lockdown il libro è stato spesso sostituito da altre attività, con un ruolo importante del lavoro in forma agile, e gli indici di lettura di libri, già bassi, sono ulteriormente diminuiti. Quanto a coloro che hanno continuato a leggere - mediamente per meno di un'ora al giorno, un tempo assai inferiore a quello speso sui social o guardando la televisione - la metà ha letto libri che già aveva in casa. Pochi hanno fatto ricorso alle librerie, in qualche caso attive con le consegne a domicilio e riaperte dal 14 aprile, che hanno subito un vero e proprio tracollo. Più numerosi i lettori che in questo periodo hanno acquistato libri online, il 39%. Segna un aumento la lettura degli e-book e degli audiolibri, arrivata al 31%. Da notare che il quadro delineato dalla rilevazione commissionata dal Centro per il libro e la lettura e dall'Aie cambia anche notevolmente se si considera l'ultima indagine sull'uso del tempo libero in Italia realizzata dall'Istat. Secondo l'Istituto di statistica durante la Fase1 non solo è aumentata la lettura di quotidiani (soprattutto in digitale), ma anche quella di libri, con un forte incremento complessivo di lettori, passati dal 29, 6% al 62, 6% della popolazione. (ornella rossetto)

Foto Rtvslo
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