Ospitare un grande evento sportivo è spesso sinonimo di accelerazione dei processi di sviluppo già in corso in quella città o in quel paese. Ma, come ha scritto il ministro Abodi su Twitter, in ottica Euro 2032 "le ragioni e le responsabilità ormai servono solo a fare tesoro dell'esperienza e a cambiare passo" per ridare slancio al movimento calcistico, che però non può dipendere solo dai grandi eventi.
Per la verità non si risolve tutto, come dimostrano le recenti difficoltà collegate ai Giochi olimpici invernali del 2026, le pastoie burocratiche e le indecisioni degli enti centrali e locali si frappongono a una normale pianificazione e realizzazione delle infrastrutture. L'occasione di un Europeo di calcio per questo appare indispensabile. D'altronde, l'inopinata sconfitta nella candidatura agli Europei del 2012, quando al fotofinish la competizione fu assegnata a Polonia e Ucraina, è stata senza dubbio una delle ragioni del declino economico del calcio italiano.
In questi venti anni i nuovi stadi realizzati nella Penisola si contano sulle dita di una mano. Le kafkiane vicende dello stadio della Roma e del progetto del nuovo San Siro targato Inter e Milan sono emblematiche: anni e anni di rendering e dibattiti, oltre che di investimenti privati andati in fumo, senza che alcun decisore pubblico si sia preso la briga di dire un chiaro sì o no all'intervento. Una melina senza fine in cui sono annegati i sogni dei club e le prospettive di rigenerazione urbanistica di ampie aree metropolitane. Altrove, come a Firenze, si è arrivati al paradosso di vedere bloccati investimenti privati e di veder convogliati per la ristrutturazione di un impianto obsoleto risorse pubbliche del Pnrr, al punto che nelle scorse ore l'Unione europea ha sospeso anche l'erogazione di questi fondi.
Nel frattempo, solo tra il 2010 e il 2020 nel Vecchio Continente sono stati eretti 153 nuovi impianti per 20 miliardi di spesa, incentivata in alcuni paesi dall'organizzazione di grandi eventi come Mondiali ed Europei: in Russia sono stati portati a termine 16 nuovi stadi, in Polonia 23, in Ucraina 4 e in Francia 10. A tirare su più strutture è stata però la Turchia, che si è candidata più volte per ospitare il torneo continentale senza successo, ma nel frattempo ha ammodernato 28 arene. Quella Turchia contro la quale l'Italia dovrà giocarsi l'assegnazione del campionato europeo del 2032.
Valerio Fabbri