Avanti sul presidenzialismo, con o senza la collaborazione delle opposizioni. È questa la direzione presa dalla maggioranza di centro destra in Italia, alla vigilia del primo incontro con le forze di opposizione per iniziare a parlare di riforme.
Pd, 5 Stelle e gli altri partiti di opposizione sono attesi domani sera a Palazzo Chigi per avviare una trattativa su uno degli obiettivi dichiarati di Giorgia Meloni, vale dire riformare lo Stato e la Costituzione per giungere all’elezione diretta del Presidente della Repubblica o del Premier.
L’intenzione dichiarata del Governo sarebbe quella di trovare un accordo con i partiti che non fanno parte della maggioranza, ma la trattativa sembra già tutta in salita, visto che esponenti del centro destra, fra gli altri il coordinatore di Forza Italia e ministro degli esteri Antonio Tajani, e il ministro delle riforme Roberto Calderoli, della Lega, hanno già detto chiaramente che chi ha perso le elezioni non ha diritto di veto e che si andrà avanti con o senza l’accordo con il centro sinistra. In effetti il centro destra ha i numeri per fare approvare una riforma della Costituzione a maggioranza assoluta delle Camere, anche se con questo tipo di maggioranza ci sarebbe la possibilità di chiedere un referendum confermativo, esperienza già vissuta nel 2006 e nel 2016, durante i governi Berlusconi e Renzi, in entrambi con la vittoria dei “no”.
Sulla formula da proporre inoltre non c’è accordo nella stessa maggioranza, e se Tajani ha proposto un "premierato elettivo", con l'elezione diretta del capo del governo, e non del Presidente della Repubblica, Calderoli ha tenuto la porta aperta sia al presidenzialismo, sia al premierato, sia al semipresidenzialismo.
Sull’elezione diretta di Premier o Presidente però sia il PD sia i 5 Stelle hanno detto di no, mentre qualche apertura è giunta da Italia Viva e Azione.
Questa mattina si è riunita la segreteria del Pd per stabilire una linea in vista dell’incontro di domani sera con la Premier ma la segretaria del partito, Elly Schlein, ha detto di temere che la Meloni voglia mettere in scena “l'ennesima operazione per distogliere l'attenzione da altre questioni, su cui il governo ha fatto scelte scellerate, dal lavoro all'immigrazione”.
Anche le regioni intanto hanno chiesto di far parte del percorso di riforma: il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, in una lettera indirizzata alla Presidente del Consiglio, ha espresso “la volontà delle Regioni e delle Province autonome di contribuire in modo propositivo a questo percorso” e ha chiesto a Meloni “un incontro con la Conferenza".

Alessandro Martegani