In Italia si torna a parlare del progetto del ponte sullo Stretto di Messina. Il ministro alle infrastrutture, Enrico Giovannini, ha annunciato che "per dar seguito all'impegno del governo, si dovrebbe procedere con la redazione di un progetto di fattibilità tecnica ed economica per le due opzioni evidenziate". Il ministro ha poi proseguito spiegando: "La prima fase potrebbe concludersi entro la primavera del 2022 per avviare un dibattito pubblico e pervenire a una scelta condivisa".
Gli interventi previsti, che verranno attuati in parallelo al progetto di fattibilità, riguarderanno anche la velocizzazione dell'attraversamento ferroviario e veloce dei passeggeri e sono già finanziati attraverso il fondo complementare, anche con le risorse statali o il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Complessivamente sono stati pianificati interventi per mezzo miliardo di euro.
Il cronoprogramma, ha precisato Giovannini, parte dall'istituzione di un gruppo di lavoro permanente entro l'autunno 2021, fino al completamento del programma entro il 2025: "un programma sicuramente ambizioso ma realistico", ha aggiunto.
Dagli studi e dalle analisi sui fabbisogni, guardando alle richieste di mobilità nel periodo antecedente alla pandemia da Covid, risulta che i traffici sullo Stretto sono assolutamente rilevanti su scala nazionale, con 11 milioni di passeggeri all'anno.
In conclusione, il ministro ha sottolineato che si punta a "migliorare la collaborazione istituzionale, attraverso l’istituzione di un tavolo di natura tecnico-politica ma anche della società civile per la gestione dell’intero processo di realizzazione delle proposte individuate".
Parole che hanno creato malumore nel Movimento 5 Stelle, che ha espresso perplessità su questa nuova “corsa al Ponte" che, a parere dei Pentastellati, non è fondata né su dati aggiornati, né su una seria analisi del contesto in cui si calerebbe l’opera, né tantomeno su approfondite valutazioni d’impatto sugli ecosistemi.
Davide Fifaco