Accanto alla ferma condanna dell’attacco della Russia all’Ucraina e all’appoggio alle sanzioni e anche alle forniture militari all’Ucraina, è il tema delle forniture di energia a preoccupare l’Italia: la penisola è infatti dipendente dal gas per quasi tutto il suo fabbisogno energetico, il 95 per cento del gas utilizzato è importato, ben il 40 per cento arriva dalla Russia.
Proprio per questo, accanto all’invio di aiuti e mezzi militari all’Ucraina, il governo ha varato anche misure per aumentare l’offerta o ridurre la domanda di gas in caso di emergenza, anche se, come ha ribadito lo stesso premier Mario Draghi questa mattina parlando al Senato, per ora la situazione non dovrebbe comportare problemi al paese. “Il governo è al lavoro – ha detto - per mitigare l'impatto di eventuali problemi per quanto riguarda le forniture energetiche: al momento non ci sono segnali di un'interruzione delle forniture di gas, tuttavia è importante valutare ogni evenienza, visto il rischio di ritorsioni e di un possibile ulteriore inasprimento delle sanzioni”. “Nel breve termine – ha però ha aggiunto - anche una completa interruzione dei flussi di gas dalla Russia a partire dalla prossima settimana non dovrebbe comportare problemi”.
L'Italia infatti, ha detto il Premier, ha ancora 2,5 miliardi di metri cubi di gas negli stoccaggi e, ha aggiunto, “l'arrivo di temperature più miti dovrebbe comportare una significativa riduzione dei consumi da parte delle famiglie.”
Rimane però il fatto che gli ultimi sviluppi pongono seri problemi sul futuro dell’approvvigionamento di energia per l’Italia, e soprattutto mettono in luce come sia un errore per un paese dipendere da un solo fornitore di energia. Draghi ha sottolineato come occorra diversificare le fonti di energia “puntando su un aumento deciso della produzione di energie rinnovabili”, ma anche “ragionare su un aumento della nostra capacità di rigassificazione e su un possibile raddoppio della capacità del gasdotto Tap”, Trans Adriatc Pipelinle dall’Azerbaijan, e anche sul Transmed dall’Algeria, linea che porta il gas fino alla Slovenia.
Proprio per questo il ministro degli Esteri Luigi Di Maio lunedì è volato ad Algeri per parlare di rafforzamento della collaborazione fra Italia e Algeria in ambito economico ed energetico. L’Algeria, da cui attualmente arriva l’11 per cento del gas utilizzato in Italia, avrebbe già dato la disponibilità a fornire quote più alte nel breve, medio e lungo termine.
Nell’immediato non mancano provvedimenti tampone, come il progetto di una riduzione del consumo di gas delle centrali elettriche, aumentando al massimo la produzione da altre fonti.
Draghi ha poi anche sottolineato l’importanza di un approccio europeo al problema delle forniture di energia: “È importante muoverci nella direzione di un approccio comune per lo stoccaggio e l'approvvigionamento di gas – ha spiegato -, perché farlo permetterebbe di ottenere prezzi più bassi dai paesi produttori e assicurarci vicendevolmente in caso di shock isolati”.
Alessandro Martegani