Due settimane: è questo il tempo rimasto alle forze politiche italiane per trovare un accordo sul nome del nuovo Capo dello Stato, ed evitare d’innescare la serie di votazioni che potrebbe prolungare per giorni e giorni la procedura di elezione del nuovo Presidente.
Ufficialmente non ci sono ancora stati incontri far leader o vertici, ma le trattative sono in pieno svolgimento e i nomi per ora continuano a rimane due: da una parte l’ipotesi Mario Draghi, sostenuto soprattutto dal Pd, che però lascerebbe pericolosamente libera la casella di Palazzo Chigi, con la probabile disgregazione dell’attuale maggioranza, dall’altra Silvio Berlusconi, una candidatura che sembrava di bandiera, ma alla quale lo stesso Cavaliere sembra credere molto e a cui, perlomeno ufficialmente stanno lavorando i leader del centro destra.
Lo ha ribadito anche lo stesso Matteo Salvini, diventato nelle ultime settimane il mediatore fra le anime della coalizione, attualmente divisa fra maggioranza e opposizione. “Io – ha detto - lavoro per una elezione veloce di un esponente di centrodestra dopo trent'anni: penso che Draghi debba andare avanti a fare quello che sta facendo, non può abbandonare il lavoro in corso”.
Parole che sembrano andare verso una candidatura di Silvio Berlusconi, che però ha di fronte a sé non pochi ostacoli. Il primo è rappresentato dai numeri: la sua candidatura è ritenuta tutt’ora divisiva da Pd, forze di sinistra e 5 Stelle, e, se decidesse di andare avanti, (un vertice con i leader del centro destra sarà fissato in settimana), dovrebbe comunque puntare all’elezione a partire dalla quarta votazione, quando basterà la maggioranza assoluta del Parlamento a Camere riunite. Anche così però i voti potrebbero non bastare: anche nel centrodestra c’è chi non vede di buon occhio un ritorno del Cavaliere sul grande palcoscenico della politica italiana, e nel segreto dell’urna molti potrebbero votare diversamente, soprattutto nella Lega, ma anche nella stessa Forza Italia, mentre Giorgia Meloni sembra avere molto più salde in mano le redini del suo partito.
Il Cavaliere intanto ha incassato l’appoggio del segretario del Partito popolare europeo, Antonio Lopez, che in un’intervista al Giornale ha detto che “una presidenza di Berlusconi con un capo del governo come Draghi sarebbe imbattibile e promuoverebbe l’Italia ancora più della già alta posizione di cui gode”, e sta per lanciare un’operazione analoga a quella messa in atto nel 2018, l’operazione “scoiattolo”, vale a dire la caccia in prima persona a tutti i voti necessari per coronare il suo più grande sogno politico, convinto che un accordo largo non si troverà e che si andrà comunque alla quarta votazione, aprendo così una possibilità anche per lui.
Quella di una sfida all’ultimo voto è però uno scenario che potrebbe mettere fuori gioco Mario Draghi, che, dopo la disponibilità confermata nella conferenza stampa di fine anno punta a un largo consenso e a un’elezione al primo tentativo: sarebbe infatti difficilmente giustificabile un’elezione senza l’appoggio di tutta l’ampia maggiora che sostiene il suo governo. Draghi per ora sta alla finestra, anche perché in questi giorni è molto più occupato a gestire i provvedimenti economici e contro la pandemia, piuttosto che pensare al Quirinale.
L’unica terza via per ora è quella a cui starebbe lavorando il leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, che punta a far salire al Quirinale una donna: anche fra i grillini però la situazione è fluida, perché non mancano fra i parlamentari coloro che, preoccupati probabilmente più che altro di far durare la legislatura il più possibile, chiedono un Mattarella bis, ipotesi peraltro finora sempre esclusa dal presidente uscente, o quelli che sostengono l’ipotesi Draghi.
Alessandro Martegani