Cgil, Cisl e Uil per questo Primo Maggio in Italia ripartono dal primo articolo della Costituzione: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro", da qui lo slogan del corteo nazionale a Potenza.
"Nella Costituzione - sottolineano Cgil, Cisl e Uil - il lavoro viene riconosciuto come il primo principio fondamentale della Repubblica italiana, un diritto personale e un dovere sociale che deve essere garantito e valorizzato".
Sul palco, gli interventi delle lavoratrici, dei lavoratori, di una pensionata e dei tre segretari generali, nell'ordine: Pierpaolo Bombardieri, Luigi Sbarra e Maurizio Landini.
Potenza è stata scelta, spiegano i sindacati, "come città simbolo della difficile situazione del meridione, ma anche come luogo dal quale partire per una nuova stagione di rilancio e crescita del Sud". Dopo la manifestazione, nel pomeriggio a Roma si terrà il tradizionale concertone in piazza San Giovanni.
Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha affermato: "Il governo sta mettendo delle toppe, ma serve una strategia. Non si può andare avanti a colpi di propaganda. Bisogna cambiare le politiche economiche e sociali che sono sbagliate". Il decreto sul lavoro "allarga la precarietà, liberalizza i contratti a termine e aumenta i voucher, fa cassa sul Reddito. Non è quello che serve al nostro Paese e non è il metodo per affrontarlo", aggiunge. Sul cuneo va "nella direzione richiesta ma è una tantum", conclude il Segretario della Cgil, che dopo l'incontro delle scorse ore con la premier Meloni rimane in chiusura totale contro il pacchetto dell'Esecutivo. Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl ha sospeso il giudizio mentre l'omologo della Uil, Pierpaolo Bombardieri, non parla più di bocciatura totale delle misure.
Tensioni anche sul Consiglio dei Ministri di oggi, con Landini e Bombardieri che criticano la decisione del governo di convocare il Consiglio il giorno della Festa dei Lavoratori con l'obiettivo di voler oscurare i tradizionali comizi sindacali. Sbarra evita la polemica diretta e apre più nettamente al dialogo auspicato da Palazzo Chigi.
Al tavolo con i sindacati la stessa presidente del consiglio ha illustrato il provvedimento con le ultime modifiche apportate: dal taglio del cuneo fiscale e contributivo che aumenterà di quattro punti arrivando fino a sette punti per chi guadagna fino a 25mila euro, al tetto per la detassazione dei fringe benefit dei lavoratori dipendenti con figli a carico che sale a 3.000 euro. Confermata poi la definitiva scomparsa del Reddito di cittadinanza dal prossimo anno e l'arrivo dal prossimo anno dell'Assegno di inclusione per una spesa complessiva calcolata in 5,4 miliardi di euro nel 2024.
Davide Fifaco