Come già accaduto in passato, ritorna il progetto del Ponte sullo Stretto. L’opera, sognata fin dall’antichità, ha visto tentativi concreti di realizzazione dagli anni ‘60, lanciata prima da Bettino Craxi e poi da Silvio Berlusconi quando giunse alla guida del paese, fu più volte accantonata e ripresa, non senza penali e costi di progettazione andati in fumo, ed è rispuntata, dopo l’ultimo accantonamento del 2013, con l’arrivo al ministero delle infrastrutture di Matteo Salvini.
Il vicepremier e neo ministro delle infrastrutture ha rotto subito gli indugi e, incontrando i presidenti di Calabria e Sicilia Roberto Occhiuto e Renato Schifani, ha assicurato che “il ponte sullo Stretto è una priorità per governo e regioni”.
Sarebbe già allo studio una procedura per aggiornare e approvare il progetto dei decenni passati, e anche uno stanziamento di 50 milioni di euro, già previsto dal governo Draghi, per l'ennesimo studio di fattibilità. L’ipotesi è quella di applicare il metodo seguito per ricostruire il ponte di Genova dopo il crollo, con una decisa deregolamentazione per snellire le procedure, anche se ci sono seri dubbi sulla sussistenza dell’urgenza che invece aveva caratterizzato la ricostruzione del ponte del capoluogo ligure.
L’opera rimane, sia pur con le ultime modifiche tecniche, una sfida non indifferente: si tratta di un ponte a un’unica campata, lungo tre chilometri, largo 60 metri e alto 400. Le automobili e i treni attraverserebbero lo stretto a 80 metri di altezza sul livello del mare, e la capacità di smaltimento del traffico calcolata arriva fino a 9 mila automezzi all'ora e 200 treni al giorno.
Il ponte permetterebbe collegamenti più rapidi con la Sicilia e soprattutto unirebbe l’isola alla terraferma, ma con la riscoperta dell’opera sono riemerse anche le critiche: per costruirlo bisognerebbe espropriare interi paesi, ci sarebbero difficoltà costruttive legate alla costruzione dei piloni in acque profonde, al vento e alle dimensioni che potrebbero far lievitare i costi già faraonici, senza contare che l’opera verrebbe realizzata in un’area altamente sismica, e ci sono dubbi anche sull’impatto sull’ambiente e sul paesaggio, anche se i cantieri rappresenterebbero un’occasione di rilancio per l’economia nazionale.
Il costo stimato attualmente è di più di sette miliardi di euro, ma i tempi di realizzazione sarebbero di sei anni, e anche per questo l’opera non potrà comunque essere finanziata con il Pnrr che dovrà chiudersi entro il 2026.
Alessandro Martegani