La rabbia delle regioni “rosse” arriva nelle piazze. Dopo la reazione dei governatori di Lombardia, Calabria e Piemonte, che in modo più o meno esplicito hanno accusato il governo di aver strumentalizzato la scelta delle aree per colpire le amministrazioni di centro destra, anche se rimangono altre 11 regioni di centro destra, come il Veneto, guidata dal leghista Luca Zaia, o la Liguria, le marche o l’Umbria dichiarate zona gialla, non sono mancate le proteste nelle strade.
I cittadini sono scesi in strada soprattutto in Calabria, regione in cui il presidente reggente, Nino Spirlì, ha annunciato un ricorso contro il Dpcm ed è stata convocata una seduta del Consiglio regionale per chiedere che l’area diventi zona gialla.
A Reggio Calabria, c’è stato un corteo non autorizzato, per denunciare quello che è stato definito un “lockdown inventato”; un Carabiniere rimasto ferito dopo esser stato colpito da una pietra. A Cosenza gruppi di manifestanti hanno bloccato per ore uno svincolo dell’autostrada.
Al centro delle proteste soprattutto il metodo di valutazione delle aree, che secondo i manifestanti non terrebbe conto della situazione reale, ma dall’altra parte ci sono anche denunce di una manipolazione dei dati da parte della regione, che da un giorno all’altro non avrebbe più considerato come ricoverati in terapia intensiva i pazienti non intubati.
Proteste anche in Lombardia, dove alcune aree chiedono un’applicazione meno rigida del lockdown alla luce dei dati epidemiologici, possibilità che esiste, ma che può essere decisa dal ministero della Salute su richiesta dei governatori.
A Milano, l’area con il maggior tasso di contagi, la questura ha giocato d’anticipo e, dopo i disordini di lunedì, ha mandato decine di camionette con agenti in assetto antisommossa a presidiare piazzale Loreto e altri possibili luoghi di ritrovo per manifestazioni non autorizzate. Ieri in città c’era stata una protesta dei riders, oggi invece è la volta dello sciopero per tutto il giorno dei taxi.
A Cremona i commercianti hanno manifestato stracciando le cartelle esattoriali. A Bergamo, una delle città che ha pagato il prezzo più alto nella prima ondata, ma che ora ha dei dati migliori rispetto al resto della regione, c’è stata una manifestazione con striscioni, cori e fumogeni, sotto la casa del sindaco Giorgio Gori, per chiedere l’alleggerimento del lockdown in città.
Oggi a Torino, nonostante i divieti, è stata organizzata una manifestazione di tutti i commercianti, con la richiesta di un tavolo d’incontro immediato in Regione; domani dovrebbero scendere in piazza i centri sociali, mentre lunedì è prevista un’altra manifestazione delle categorie.
Si protesta però anche nelle regioni gialle: oggi a Roma centinaia di tassisti hanno manifestato di fronte al minstero delle infrastrutture; a Napoli, nonostante la Campania sia finita al centro delle polemiche proprio per essere stata giudicata a basso rischio, i commercianti hanno manifestato contro le misure valide a livello nazionale su teatri, cinema, e palestre, e contro le chiusure dei locali alle 18:00.
Continua la protesta anche in Friuli Venezia Giulia: ieri a Trieste sono tornati in piazza la sinistra radicale e i centri sociali, chiedendo che gli effetti della crisi siano sostenuti dalle persone più abbienti e che sia rafforzato il sistema sanitario pubblico per garantire cure a tutti i cittadini.
Alessandro Martegani
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