L'ortofrutta in Italia incide per circa il 20% sul carrello della spesa. Con 300mila aziende il comparto copre il 40% dell'occupazione rendendo il Belpaese tra i maggiori produttori al mondo di pomodori, finocchi, carciofi, melanzane, mele, pere, pesche, albicocche, uve da tavola, meloni.
Come spiega Michele Ponso, presidente di Confagricoltura, quest'anno "l'effetto combinato dell'incremento dei costi di produzione con l'inflazione, unito a eventi climatici estremi, ha creato un mix esplosivo che mette a rischio il futuro delle imprese di questo settore. Serve un recovery plan per salvare il salvabile".
L'aumento dei prezzi era evidente già nel 2022, quando le famiglie italiane hanno speso il 4,7% in più per le verdure e il 2,7% per la frutta rispetto al 2021. Ma è aumentato ulteriormente nel primo semestre 2023, "portando a tagliare del 4,5% le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani, costretti però a spendere comunque il 7,3% in più, su base annua", secondo l'analisi di Coldiretti sui dati forniti da Istat.
A pesare sono i costi della logistica, con il caro benzina, che per l'ortofrutta incidono per circa un 1/3 del totale. Ma il vero flagello è stato il maltempo, che ha decimato i raccolti: con una media di 42 eventi estremi al giorno a luglio, i cambiamenti climatici hanno sconvolto le campagne italiane, dove si registra un taglio del 10% della produzione di grano, mentre il raccolto di miele è sceso del 70% rispetto allo scorso anno. In difficoltà anche i frutteti, con le ciliegie in calo del 60% per l'alluvione in Romagna e le pere del 63%.
Coldiretti consiglia quindi di acquistare in base alle esigenze giornaliere in modo da tagliare gli sprechi, di acquistare prodotti locali che non devono subire grandi spostamenti, comprare dagli agricoltori o nei mercati contadini e non cercare per forza il frutto perfetto, perché gli inestetismi non alterano le qualità nutrizionali.
Davide Fifaco