Secondo l'accusa, il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, non avrebbe pagato i propri debiti con l'Agenzia delle Entrate per un totale che supera i 700mila euro.
Per i pubblici ministeri nell'ottobre del 2020 il critico d'arte partecipò ad un'asta aggiudicandosi un'opera per circa 150mila euro, che sarebbe però stata ceduta alla sua fidanzata. Per la Procura di Roma però il reale acquirente è Sgarbi, per cui i magistrati contestano la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte come previsto dall'articolo 11 della legge 74 del 2000, che punisce chiunque "al fine di sottrarsi al pagamento di imposte sui redditi o sul valore aggiunto ovvero di interessi o sanzioni amministrative relativi a dette imposte aliena simulatamente o compie altri atti fraudolenti sui propri o su altrui beni idonei a rendere in tutto o in parte inefficace la procedura di riscossione coattiva".
Il sottosegretario rigetta ogni accusa e contrattacca definendo "bugie" e "calunnie" le accuse contro di lui e afferma che non c'è alcuna possibilità che si dimetta.
Il ministro alla Cultura Sangiuliano, secondo quanto riferito da alcuni media, avrebbe dichiarato di essere indignato dal comportamento di Sgarbi ed ha aggiunto di essersi subito confrontato con Giorgia Meloni.
Sangiuliano, inoltre, chiarisce che "Sì, dovrà verificare una volta per tutte se quell'attività a pagamento è contraria alla legge. A me sembra di sì, e infatti appena venerdì ho appreso della questione, ho preso tutte le carte e le ho subito mandate all'Antitrust, che è l'istituzione competente. E questo lo posso dimostrare".
La presidente del Consiglio Meloni, a quanto si apprende, appena sarà possibile approfondirà la vicenda e successivamente farà le sue valutazioni. Al momento, secondo quanto risulta, non ci sono decisioni drastiche in vista.
I rappresentanti del Movimento 5 Stelle in commissione cultura alla Camera ed al Senato, intanto hanno richiesto le dimissioni del sottosegretario.
Davide Fifaco