Una storia che sembra riportare indietro l’Italia di decine di anni e che ha lacerato una volta di più la magistratura, già scossa dal caso Palamara e, cosa più grave, sta minando la fiducia del paese nel terzo potere dello Stato.
L’inchiesta sulla loggia “Ungheria”, un’organizzazioni massonica di cui avrebbero fatto parte politici, vertici delle forze di polizia, avvocati, imprenditori, ma anche dei magistrati, con lo scopo di condizionare la vita giudiziaria e politica italiana, era partita dalle rivelazioni di un avvocato siciliano, Piero Amara, condannato e inquisito per i depistaggi contro l’Eni e svariati episodi di corruzione in atti giudiziari. Nel corso di alcuni interrogatori Amara aveva parlato dell’organizzazione: finora non sembrano esserci riscontri precisi, come liste degli affiliati, luoghi dagli incontri o scopi dell’organizzazione, ma il caso, che ricorda la vicenda della P2 di Licio Gelli, sta dividendo le stesse procure.
Sul dossier indaga la procura di Perugia, che ha già sentito più volte Amara, iscritto nel registro degli indagati per associazione segreta, e quella di Milano, che però è a sua volta accusata da un pm, Paolo Storari, d’inerzia nello iscrivere nel registro degli indagati i presunti appartenenti all’organizzazione. Lo stesso Storari aveva consegnato i verbali in cui si parla della loggia, all’ex componete del pool di “mani pulite” ed ex magistrato Piercamillo Davigo, un passo che per la procura di Milano rappresenta una violazione del segreto d’ufficio. Gli stessi verbali circolavano però da mesi, e si sta cercando di capire chi li abbia diffusi.
Sullo scontro deciderà il CSM, l’organismo di autogoverno dei giudici, ma la tensione a Milano è altissima, mentre continuano le indagini da parte della procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone, ex numero uno dell’autorità anticorruzione.
Mentre le indagini procedono, il caso ha nuovamente attirato l’attenzione della politica sulla magistratura: chi dagli anni di tangentopoli, passando per i vari scandali degli ultimi anni, aveva ipotizzato un uso politico della giustizia, ora punta il dito sulla vicenda, ma l’inchiesta sembra sempre di più una bomba a orologeria, con il rischio, come avvenne già nell’inchiesta sulla P2, che nelle liste, se mai fosse confermata l’esistenza della loggia, vengano trovati nomi di magistrati, politici o militari.
Stefano Bisi, Gran maestro del Grande Oriente d’Italia, la più antica e numerosa loggia italiana, ha intanto negato l’appartenenza alla massoneria della presunta loggia “Ungheria”.

Alessandro Martegani