L’economia non offre segnali positivi, il reddito di cittadinanza sta per partire, ma la maggioranza in questi giorni sembra impegnata in un braccio di ferro partito sulla realizzazione della Tav, e sconfinato anche sulle vicende dell’inchiesta per sequestro di persona a carico del ministro Salvini per la vicenda della nave Diciotti.
Lega e Movimento 5 stelle sembrano infatti su posizioni opposte sui due temi, e a poco sembrano servire da una parte gli studi di fattibilità e costi benefici commissionati, dall’altra il confronto sull’opportunità di concedere o meno l’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro.
La Lega e lo stesso Salvini hanno fatto chiaramente capire che si aspettano un voto che eviti il processo, ma i 5 Stelle e in particolate l’ala più radicale del movimento non sono d’accordo. Lo stesso presidente della Camera Roberto Fico ha detto che, se spettasse a lui, voterebbe a favore dell’autorizzazione.
Una grana che ha complicato ancor di più il confronto già molto difficile sulla Tav, un’opera chiesta a gran voce dal tessuto produttivo del nord e anche dalle amministrazioni delle regioni settentrionali, ma che Di Maio sembra determinato a bloccare o perlomeno a ridimensionare decisamente. “Finché saremo noi al governo, - ha detto - la Tav non si fa e sconsiglio di spingere su cose su cui non siamo d'accordo per creare tensioni”.
“Le cose bisogna farle, non bloccarle”, ha replicato Salvini. Il leader della Lega ha anche smentito le ricostruzioni che ipotizzavano uno scambio fra il voto contro l’autorizzazione e il blocco alla Tav. “Non siamo al mercato - ha detto - e al Senato ognuno sarà libero di votare come crede”. “Noi mai stati per l'immunità, - ha replicato Do Maio - ma stavolta leggeremo le carte”.
La tensione insomma è alta, anche se un chiarimento sembra rinviato a dopo il voto in Abruzzo di domenica prossima, che potrebbe dare delle indicazioni sul consenso delle forze politiche nel paese.


Alessandro Martegani


Foto: Radio Capodistria
Foto: Radio Capodistria