Si tratta della prima donna in Italia a capo dei servizi segreti, ma soprattutto di un segno di forte discontinuità con il passato e con il governo precedente. Se infatti una delle polemiche più lunghe e aspre sul governo Conte riguardava proprio la decisione dell’ex premier di tenere per sé una delega molto delicata e ambita, Mario Draghi ha cambiato totalmente direzione: non solo ha assegnato immediatamente la delega ai servizi segreti all’ex capo della polizia Franco Gabrielli, ma ha anche scelto una donna, l’esperta ambasciatrice Elisabetta Belloni, come Direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, il numero uno dei servizi segreti in Italia.
Belloni ricopriva la carica di segretario generale della Farnesina, posto che ora sarà occupato dall’ambasciatore Ettore Sequi, attualmente capo di gabinetto del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, e prende il posto del prefetto Gennaro Vecchione, che ha visto la sostituzione prima della fine del suo mandato dopo esser stato nominato nel novembre del 2018 da Giuseppe Conte
Belloni, romana, 63 anni, è segretario generale della Farnesina dal maggio del 2016, anche in questo caso era stata la prima donna a rivestire tale ruolo. È una diplomatica con una grande esperienza nelle emergenze internazionali. In qualità di capo dell’unità di crisi della Farnesina, ha gestito i sequestri degli italiani in Iraq, costruendo una rete di contatti con gli uomini e le donne nei servizi segreti. Nel suo ultimo incarico ha curato l’organizzazione della Farnesina. La nuova numero uno coordinerà le due agenzie operative dei servizi italiani, l’Agenzia informazioni e sicurezza interna, o AISI, e l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna, l’AISE.
La nomina è stata commentata positivamente anche dalle forze politiche di maggioranza, in particolare da Lega e da Italia viva, che hanno interpretato la scelta di Draghi come un segnale di discontinuità con la linea del suo predecessore. La nomina però non placa del tutto le tensioni sorte in questi mesi sui servizi. Rimane ancora da dirimere la matassa della nomina del presidente del comitato parlamentare di controllo sui servizi, che spetterebbe all’opposizione, ed è rivendicato da Fratelli d’Italia, ma che è attualmente in mano a Raffaele Volpi, della Lega, forza divenuta di maggioranza.
C’è poi il caso dell’incontro fra Matteo Renzi e l’agente dei servizi Marco Mancini, che potrebbe anche aver impresso un’accelerazione alla sostituzione al vertice dei servizi: un caso giunto fino al Copasir e che ha anche spinto il sottosegretario Franco Gabrielli a richiamare i direttori del Dis, dell’Aise e dell’Aisi ricordando che gli appartenenti all’intelligence possono incontrare parlamentari, giornalisti, magistrati e altre categorie “sensibili” solo per motivi di servizio, e con la preventiva autorizzazione del vertice dell’agenzia a cui appartengono.
Alessandro Martegani