Bisogna impedire subito alle grandi navi da crociera non solo di passare a poche decine di metri dai palazzi di Venezia, ma anche di accedere alla laguna.
È una sorta di ultimatum quello lanciato all’Italia dall’Unesco, l’agenzia delle Nazioni unite per l’educazione, la scienza e la cultura, sulla situazione di Venezia: nonostante gli incidenti degli scorsi anni e l’impatto sull’ambiente e sul patrimonio culturale del passaggio delle grandi navi da crociera, lo scorso 5 giugno, per la prima volta dopo una pausa di 17 mesi a causa della pandemia, una nave è tornata ad attraversare il Canale della Giudecca.
L’ormeggio delle grandi navi in laguna, e il passaggio di fronte al centro della città, sono problemi che non sembrano trovare una via d’uscita, nonostante anni di polemiche, incidenti, proteste e prese di posizione da parte delle amministrazioni locali.
Il primo tentativo di estromettere le navi dalla laguna risale al 2012, con un provvedimento del governo che vietava il transito alle navi passeggeri di oltre 40 mila tonnellate, ma solo in presenza di "valide alternative" per l’ormeggio, che non c’erano, e non ci sono nemmeno oggi dopo nove anni. Anche il governo Draghi lo scorso 12 maggio ha fatto approvare un decreto che prevedeva un termine, poi slittato, per trovare un ormeggio alternativo, ma per ora le navi rimangono, e l’Unesco non vuole più attendere,
Da Parigi hanno fatto sapere che si sta valutando se inserire Venezia, patrimonio dell'Umanità dal 1987, nella “black list”, dove finiscono tutti i siti in pericolo a causa di conflitti, processi di industrializzazione, scarsa manutenzione, gestione ritenuta pericolosa. Attualmente vi sono inseriti una cinquantina di siti su un totale di 1.100.
Le promesse di Roma su un futuro blocco del passaggio delle navi non bastano più, e l’Unesco chiede all’Italia di bloccare subito la laguna. Anche l'ultimo monitoraggio del gennaio 2020 non ha convinto gli esperti, che sottolineano come “la proibizione teorica per l'ingresso delle grandi navi nella laguna non ha effetti pratici poiché non vi sarebbe ancora un'alternativa alla laguna per l'ormeggio”.
Se la minaccia su concretizzasse, forse già all’assemblea annuale dell'Unesco prevista dal 16 al 31 luglio, l’Italia rischia, oltre alla figuraccia, anche di dover concordare con l’Unesco una tabella di marcia per risolvere il problema.
La preoccupazione a Roma è evidente. “Per il nostro Paese sarebbe cosa grave non c'è più tempo per esitare”, ha detto il ministro dei beni culturali Dario Franceschini, “abbiamo già fatto un passo importante nell'ultimo decreto legge, ma credo vada fatto di più, come impedire da subito il passaggio delle grandi navi nel canale della Giudecca”.
Alessandro Martegani