Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge delega al governo per la riforma fiscale. Tre le aliquote Irpef alle quali si intende arrivare, che potranno essere del 23, 33 e 43%, oppure del 23, 27 e 43%. L'obiettivo è quello di raggiungere l'imposta unica, ma nel frattempo si inizierà con una tassa piatta incrementale per i dipendenti, che potranno scontare l'aumento di reddito rispetto all'anno precedente. L'abolizione dell'imposta regionale sulle attività produttive sarà graduale, e i primi a beneficiarne saranno artigiani, commercianti, società di persone e professionisti. Alle imprese le imposte saranno chieste in base ai loro redditi precedenti per i prossimi due anni. L'Iva sarà azzerata per alcuni beni di prima necessità, come pane e latte. L'IRES, invece, scenderà dal 24 al 15%. Depenalizzata l'evasione "di necessità" e sanzioni attenuate per i reati di dichiarazione infedele o amministrativi. Stabilito "il discarico automatico" delle quote non riscosse dopo cinque anni; mentre per i vecchi debiti, sono previste dilazioni di dieci anni, fino a 120 rate.
Una svolta necessaria secondo la premier Giorgia Meloni che si è detta soddisfatta della riforma, che, invece, è stata duramente contestata dai sindacati che l'hanno definita "sbagliata nel merito e nella forma".
Il Cdm ha, anche, dato il via libera a un testo che consente l'immediato riavvio del percorso di progettazione e realizzazione del ponte sullo stretto di Messina. Rinasce così la Società Stretto di Messina, che dovrebbe seguire e mettere in atto il vecchio progetto di collegare stabilmente Calabria e Sicilia.
Barbara Costamagna