Per ora il Museo del fascismo a Roma non si farà: la parola fine al dibattito, che si era sviluppato dopo la proposta giunta non da esponenti dei partiti di destra, ma da Gemma Guerrini, Massimo Simonelli e Andrea Coia, tre consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle, forza di maggioranza nell’amministrazione della Capitale italiana, è giunta dalla sindaca Virginia Raggi, che ha bloccato la mozione dopo aver preso atto delle proteste giunte sia dai movimenti partigiani, sia dalle comunità ebraiche.
L’Associazione nazione partigiani aveva infatti bocciato la proposta, “esprimendo la più viva contrarietà all'approvazione di simile mozione”, invitando i “proponenti a ritirarla”.
La Comunità ebraica romana ha invece sottolineato come “non esistano le premesse culturali per costruire un museo in un paese che non è riuscito a fare i conti con la propria storia: senza una vera elaborazione culturale che non veda da una parte chi fa fatica a condannare le atrocità del fascismo e dall’altra chi usa l’antifascismo in maniera strumentale – ha aggiunto - è difficile costruire un Museo che sia utile alle future generazioni”.
Lapidario anche il commento di Beppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana: “Museo del fascismo a Roma? No, grazie, anche senza grazie - non se ne sentiva proprio il bisogno”.
Contrario anche il Partito democratico, che ha chiesto invece la valorizzazione dei luoghi che ricordano gli orrori del fascismo come le Fosse Ardeatine, il museo di via Tasso, la casa della memoria e il museo della Shoah.
Un coro di “no” a cui si è unita anche la prima cittadina della Capitale, sottolineando come Roma sia “una città anti-fascista”, medaglia d’oro della resistenza: “nessun fraintendimento in merito”, ha aggiunto.
A scatenare le critiche erano state le stesse parole della mozione proposta dal Movimento 5 stelle, che, come ha sottolineato l’Anpi, non fa alcun riferimento a una condanna del fascismo, ma al nazismo e anche alla guerra fredda, citando come esempio “il museo di Budapest che accomuna nazisti e comunisti”.
Il rischio lamentato dai critici è però soprattutto che la struttura potesse trasformarsi in una sorta di mausoleo per i nostalgici, anche se i proponenti, che hanno ritirato la mozione che si sarebbe dovuta discutere il 6 agosto, sottolineavano proprio la necessità di contrastare il negazionismo e l’ignoranza, puntando a far diventare il museo un “attrattore per scolaresche, curiosi, appassionati ma anche turisti da tutto il mondo”, prendendo a modello, “operazioni culturali di analisi critica del periodo del nazismo”, citando strutture come la Topografia del terrore e il Centro della memoria e della Resistenza tedesca a Berlino, il Centro documentazione di Norimberga e il Museo Anna Frank di Amsterdam.
Alessandro Martegani
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