Le vittime del crollo di un edificio nel corso del terremoto del 2009 all’Aquila sono responsabili accanto ai costruttori per non aver abbandonato l’edificio dopo le prime scosse.
È questa la conclusione del tribunale civile del capoluogo abruzzese, che ha accolto la richiesta di un “concorso di colpa” fra i costruttori della Casa dello studente che si è sbriciolata nel terremoto del 6 aprile del 2009, causando 24 morti, su più di 300 dell’intero sisma.
Il giudice ha concesso un risarcimento ai parenti delle vittime, per il 40 per cento a carico del costruttore dell'edificio e dei suoi eredi, per il 15 a carico dei ministeri chiamati in causa, per le omissioni del Genio Civile e della Prefettura nel lanciare l’allarme, ma ha tagliato il rimanente 30 per cento considerando un “comportamento incauto” da parte delle vittime rimaste sotto le macerie.
Secondo il giudice “è fondata l’eccezione di concorso di colpa delle vittime, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile 2009”. Gli occupanti dell’edificio per il tribunale sono dunque stati “imprudenti” a non uscire dopo la seconda scossa, quella dell’una di notte, avvenuta due ore prima di quella delle 3,32 che ha innescato il crollo, uno dei 220 verificati a causa delle scosse del 2009.
La sentenza ha lasciato di sasso i parenti delle vittime, che avevano presentato perizie, peraltro accolte dal tribunale, che attestavano irregolarità in fase di realizzazione dell’immobile e una “grave negligenza del Genio civile nello svolgimento del proprio compito di vigilanza sull’osservanza delle norme poste dalla legge vigente, in tutte le fasi in cui detta vigilanza era prevista”.
“È una sentenza che appare assurda, a voler esser buoni” ha detto l'avvocato Maria Grazia Piccinini, madre di una studentessa morta nel crollo, che ha già annunciato ricorso. “Scopro – ha aggiunto - dopo aver atteso quasi 14 anni, che all'Aquila erano tutti aspiranti suicidi: attribuire colpe alle vittime - ha aggiunto -, è una vergogna infinita, perché significa non conoscere la storia di quel sisma e gli eventi che hanno preceduto il disastro”.
Alessandro Martegani