Al democratico Joe Biden mancherebbero solo i voti del Nevada e forse quelli dell’Arizona - che alcuni già assegnano a Biden ed altri ancora no - per raggiungere la soglia dei 270 grandi elettori che gli consentirebbero di diventare il 46 esimo presidente degli Stati Uniti. In entrambi gli stati Biden è in vantaggio.
Su tutto il processo elettorale pesano le diverse modalità con cui è regolato il voto per posta. Il risultato resta incerto anche in Pennsylvania, Nordh Carolina e Gerogia, dove Trump è ancora in vantaggio, ma per gli analisti mancherebbero ancora i voti di distretti tradizionalmente democratici.
A decidere, o quasi, la partita è stata la risicata vittoria di Biden in Winsconsin e in Michigan, gli stati dei grandi laghi che con le loro grandi zone industriali colpite dalla crisi, quattro anni fa contribuirono in maniera fondamentale al successo di Trump .
Biden intanto non ha proclamato la vittoria, ma si è detto convinto che al termine della conta dei voti sarà lui il vincitore, poi, in una America più divisa che mai, ha fatto un discorso ecumenico in cui ha lanciato un appello all’unità del paese. Trump intanto non si dà per vinto, punta il dito sul voto per posta, parla di brogli e chiede il riconteggio dei voti in alcuni stati. Facile prevedere l’ennesimo strascico a colpi di carta bollata dopo il voto americano. Era accaduto già nel 2000, quando fu il democratico Al Gore a chiedere il riconteggio dei voti della Florida, dove George Bush vinse tra mille polemiche per poche centinaia di voti. L’unica certezza è che se Biden dovesse effettivamente vincere, quella con Trump, non sarà una transizione morbida.
Intanto è battaglia anche per la conquista del senato dove democratici e repubblicani possono contare per ora su 48 seggi a testa, mentre al congresso sono in vantaggio i democratici anche se non si sono ancora garantiti la maggioranza.
Stefano Lusa