"In questo momento dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per raggiungere una pace giusta e duratura. E la Slovenia, come prossimo membro non permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, farà tutto ciò che è in suo potere per dare il suo contributo a raggiungere la pace il prima possibile". Al termine della riunione cui ha partecipato anche il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, il premier Robert Golob ha utilizzato toni chiari e netti per esprimere l'appoggio di Lubiana a Kyiv, e non ha rinunciato a cercare di ritagliare un ruolo alla Slovenia nel contesto attuale. Golob ha infatti detto che le garanzie di protezione e difesa proposte al vertice dai membri del G7 potranno essere realizzate solo quando ci sarà la pace in Ucraina, e che comunque sarà l'Assemblea nazionale a votare sull'eventuale adesione della Slovenia al piano.
Intanto l'Alleanza nord-atlantica, attraverso il segretario generale, Jens Stoltenberg, ha dichiarato che gli alleati hanno approntato "i piani di difesa più completi dalla fine della Guerra fredda per contrastare le due grandi minacce della contemporaneità: il terrorismo e, ovviamente, la Russia.
Al netto della cronaca, i due giorni di vertice a Vilnius non possono essere ridotti al dentro o fuori dell'Ucraina, o alla rimozione del veto della Turchia sull'ingresso della Svezia nella Nato, anche perché la mossa è avvenuta a prezzo dell'ennesimo voltafaccia sulla questione curda e mettendo sul tavolo la questione di accesso all'Unione europea. Quel che è emerso con chiarezza da questo vertice Nato, e anche il passaggio di Golob sul G7 sta lì a dimostrarlo, le carte del mondo si stanno rimescolando in quello che il ministro degli Esteri russo, Serghej Lavrov, ha definito nuovo ordine mondiale multipolare.
Valerio Fabbri
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