È stato uno dei più gravi crack finanziari legati alle cryptovalute, tanto da far parlare della “Lehman Brothers delle monete elettroniche”.
Il caso FTX, una delle maggiori piattaforme di scambio per le cryptovalute, andata in affanno con il crollo dei Bitcoin nel novembre del 2022, aveva creato un buco da sei miliardi di dollari e rivelato, fra le altre cose, un uso improprio di miliardi di dollari dei clienti da parte di Sam Bankman-Fried, fondatore e ceo dimissionario, che avrebbe usato i fondi di FTX per finanziare gli investimenti ultra-rischiosi della propria società di trading.
A poco meno di un anno dal crack, è iniziato a New York il processo a carico di Sam Bankman-Fried, ex ragazzo prodigio dell’economia basata sulle cryptovalute, arrestato lo scorso dicembre alle Bahamas, dove aveva sede FTX.
Il Dipartimento di giustizia americano ha presentato un totale di 13 capi d'accusa: sette saranno discussi nel corso di questo processo, gli altri in un secondo procedimento si aprirà a marzo 2024. Secondo il Dipartimento di giustizia, il crack di FTX, che non era stata in grado di far fronte alle richieste di rimborso dei clienti, sarebbe stato causato proprio da Bankman-Fried, che aveva utilizzato i fondi dei clienti per finanziare attività di trading rischiose, ma anche per auto concedersi dei prestiti, effettuare investimenti, acquisizioni, acquisti di immobili, campagne di marketing o donazioni a politici.
Bankman-Fried, si è dichiarato non colpevole: ha riconosciuto una gestione inadeguata del rischio, ma ha negato di aver sottratto fondi alla società. L’ex numero uno di Ftx, ai domiciliari fino ad agosto, si trova in prigione dopo esser stato accusato di voler manipolare i testimoni, e rischia pene per un totale di 110 anni di carcere.
Alessandro Martegani