Un nuovo rinvio, probabilmente di 20 giorni o più, per consentire un accordo che sembra non giungere mai.
La situazione di Alitalia, compagnia di bandiera italiana ormai da anni commissariata e in attesa di un nuovo proprietario, è diventata paradossale: la cordata in pectore che avrebbe dovuto rilevare la compagnia si riduce invece che consolidarsi.
A poche ore dalla scadenza del nuovo termine per la presentazione di un offerta ai commissari, Atlantia, la società della famiglia Benetton proprietaria fra l’altro anche della società Autostrade, ha deciso di fare un passo di lato, giudicando “non sufficiente” l’impegno di Delta Airlines e di Lufthansa.
Una decisione che giunge a poche ore dalla notizia del sequestro nella sede di Atlantia un documento datato fra il 2014 e il 2016, che parla, un «rischio crollo» per il ponte Morandi di Genova, trasformato un «rischio perdita stabilità» nel 2017: un fatto che proverebbe che la società era al corrente dei rischi che si verificasse il disastro dell’agosto del 2018.
La notizia ha fatto perdere terreno al titolo in Borsa, ma soprattutto è stata messa in relazione alla decisione di Atlantia di frenare su Alitalia, facendo pensare a un tentativo di pressione sul governo che, quando la maggioranza era ancora gialloverde, aveva minacciato di revocare la concessione alla controllata Autostrade per l’Italia.
Sia come sia, ora Ferrovie dello Stato, governo e Delta si potrebbero trovare nelle condizioni di cercare un nuovo partner, da qui l’esigenza dell’ottavo rinvio. Delta si è detta “Pronta a lavorare con altri soggetti per sviluppare un consorzio di investitori coerente e con una visione comune" e a “investire fino a 100 milioni di euro per una quota del 10 per cento in Alitalia".
La situazione però rimane incerta e tutt’altro che positiva, mettendo a rischio l’obiettivo di chiudere l’operazione entro marzo del prossimo anno, e si torna a parlare di liquidazione della società, passo che priverebbe l’Italia della propria compagnia di bandiera.
Alessandro Martegani